Omelia (18-11-2012) |
don Luigi Trapelli |
Chiamati a dare compimento alla nostra vita Siamo alla penultima domenica di quest'anno liturgico prima della festa di Cristo Re. Marco ci parla della fine dei tempi o meglio del fine della nostra vita. Il linguaggio usato è apocalittico, ossia svela gli ultimi tempi, partendo dalla realtà della gente che scrive. Si parla sempre di fine dei tempi quando si vive una realtà di persecuzione e di fatica, come stava avvenendo nella prima Chiesa. Al di là di alcuni termini che possono sembrare duri, vi propongo alcuni semplici passaggi:. 1. La fine della storia è presentata come un ritorno alle origini. Gli astri che dovrebbero emettere la luce quali il sole, la luna, le stelle, non hanno più potere. Vi è il ritorno al buio iniziale. 2. Alla fine giungerà il Figlio dell'uomo, immagine legata al libro di Daniele della prima lettura di oggi e di tutta la realtà apocalittica, che sarà chiamato a giudicare. Il Figlio dell'uomo vuole radunare ogni persona, ogni eletto, affinché nessuno sia scordato. 3. Gesù parla del fico, immagine familiare in Israele, perché dalle sue foglie si intuisce che l'estate è vicina. Tali segni ci indicano un compimento finale che ormai è alle porte, in un tempo che pare vicino. 4. L'unica realtà che mai potrà passare è proprio la parola di Gesù, una Parola destinata a rimanere immutabile. 5. Infine, è vero che per Marco il compimento finale sembra vicino, però nessuno mai potrà sapere né il giorno né l'ora, neppure gli stessi angeli o lo stesso Figlio, ma solo il Padre conosce tale momento. Vorrei attualizzare tale testo usando tre piste. 1. Noi tutti siamo in attesa di un compimento. La nostra vita attende un compimento. Per questo, molte volte non siamo mai contenti di ciò che siamo, ma vorremmo qualcosa di più. Miriamo a dare un fine a questa nostra vita, un senso più preciso. Quanti scossoni riceviamo, quante volte sperimentiamo il buio dentro di noi. E' allora che vorremmo vedere il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con potenza e gloria grande. 2. E' in mezzo alle fatiche della vita che pensiamo a un mondo futuro, diverso. Sono tanti i segni attorno a noi che ci invitano a gustare la vita perché è bella. Però non riusciamo a coglierlo subito, ma potremo viverlo solo in una speranza futura. Gesù non viene tanto a giudicare in negativo le persone, ma a salvare i suoi eletti, a indicarci una strada vera che, però, mai riusciremo a percorrere totalmente in questa vita. 3. Infine, penso a quante parole sprechiamo invano. Parole che feriscono, che sono dure come pietra, o parole dette tanto per dire. Solo la Parola di Gesù dona senso al nostro vivere, al nostro crescere, perché ci offre la vita eterna, una Parola che non passa mai. Per questo ogni giorno siamo chiamati a riflettere il testo del Vangelo. E così imparare a usare meno parole, per mettere al centro la Parola. Vi auguro una buona domenica. Il Signore possa sempre illuminare la nostra vita per farci gustare la ricchezza dell'esserci, per vivere una vita compiuta in pienezza. |