Omelia (19-11-2012) |
Riccardo Ripoli |
Un cieco era seduto a mendicare lungo la strada Quanta forza in chi non ha forza. Avete presente un filo che nasce tra due mattoni? Le sue radici scavano fino al punto da riuscire persino a smuovere il cemento. E' la forza della vita, la Fede in qualcosa di più grande di noi. Non è la disperazione di chi non abbia nulla da perdere, ma è la gioia di sapere con assoluta certezza che le nostre richieste saranno ascoltate. Quanto è piccolo un bambino, quale potere può avere nei confronti di un adulto? Eppure mette in campo una forza innata, istintiva grazie alla quale riesce ad ottenere quasi tutto ciò che vuole. Eh si, quasi. Da adulti questa parolina ci terrorizza, ci disturba, è il granello di sabbia nell'ingranaggio che vorremmo perfetto. Dio non è alle nostre dipendenze, ci ama come ci ama un genitore e sa, dall'alto della Sua perfezione, cosa sia bene e cosa sia male. Quale mamma o quale papà darebbe al figlio cioccolata ad oltranza, ben sapendo che potrebbe sentirsi male, o quale genitore non è stato costretto a dire più volte "no" alle richieste del proprio figlio per farlo riflettere, educarlo e, attraverso quel no, amarlo. Purtroppo la nostra natura umana ci porta a vedere una risposta negativa come un ostacolo sul nostro cammino, non ci fidiamo e facciamo di tutto per ottenere quello che desideriamo. E' giusto lottare, sono il primo a non fermarmi davanti ai primi muri, ma cerco sempre di essere attento alla volontà di Dio, a capire quando è il momento di cambiare rotta, di lasciar perdere, ma fin tanto che il messaggio del Signore non mi è chiaro, fin tanto che non capisco che insistere sarebbe solo dannoso per me o per altri, insisto perché è Gesù stesso a dirci "chiedi e ti sarà dato" raccomandandoci l'insistenza nella preghiera. Così ha fatto il cieco sulla strada di Gerico. Solo, messo in un angolo, non vedente, nessuna speranza di guarire. Nessuna? Forse per l'uomo, per i medici, per la scienza, ma non per Dio. Quel cieco aveva solo la Fede, spogliato di tutto nella vita, aveva la certezza che solo Gesù avrebbe potuto guarirlo. Noi, peccatori, abbiamo solo questo in mano, la consapevolezza di poter essere perdonati, ascoltati, amati da Cristo. I ragazzi che arrivano da noi in affidamento non hanno nulla, arrivano con una valigetta con dentro quattro cose personali, figurine, una foto consumata, un quaderno di scuola. Entrano in casa nostra impauriti, soli, senza la benché minima idea di cosa li aspetta, ciechi verso il proprio futuro. La prima cosa che doniamo loro è la certezza che staranno bene, che non mancherà loro il nostro affetto, che ciò che da oggi in poi costruiranno e conquisteranno non verrà loro tolto se non per loro scelta una volta che saranno in grado di decidere. Non hanno nulla e ciò che gli viene donato lo prendono con forza, lo tengono stretto a sé, lottano per mantenerlo e credono intimamente in quello che diciamo. Ma troppe sono state le persone che hanno promesso e non hanno mantenuto, troppi gli adulti che hanno fatto loro del male, perché stavolta dovrebbe essere diverso? Ed ecco che pur aggrappandosi con le unghie e con i denti a quanto viene loro promesso, mettono alla prova, tentano di capire se il nostro amore per loro è reale, se veramente durerà per sempre. Così le provocazioni, i tentativi di fuga per farsi riprendere, i furti per farsi considerare, le bugie e gli inganni per capire se li ameremo al di la di tutto, qualunque cosa facciano. L'amore di Dio per noi è incondizionato, e così deve essere anche il nostro per i figli, naturali, in affidamento o in adozione, che il Signore ha voluto mandarci. Qualunque bugia, qualunque inganno sono ben cosa cosa, quante volte abbiamo ingannato Dio? perché non dovrebbe farlo un bambino che ha molto sofferto? Diverso è se il ragazzo, dopo anni di amore, continua nelle provocazioni e nei furti per avere sempre maggiori certezze, oppure per ottenere con facilità di più di quello che gli è stato concesso. Da grande farà delle scelte che potranno portarlo anche su strade irte di difficoltà, ed al pari di un figlio, Gesù ci lascia liberi di decidere se camminare vicino a Lui con le Sue regole o allontanarsi per vivere una vita ritenuta migliore, priva di principi e valori. |