Omelia (23-12-2012)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Michea 5,1-4;Salmo 79;Ebrei 10,5-10;Luca 1,39-45

Durante le settimane d'Avvento abbiamo appreso che Cristo Gesù è il nostro più fedele compagno, che ci è sempre vicino, che sentiamo sempre la sua presenza. Questa è una presenza misteriosa che, per meglio accoglierla, noi l'attendiamo con un'attesa piena, che farlo maturare come l'attesa di Maria nelle sue ultime settimane di gravidanza. L'Avvento non si limita ad annunciare la prima venuta del Signore ma ricorda anche la seconda venuta, quella gloriosa. Il primo avvento ha radunato e illuminato la sapienza greca e la legge ebraica. La seconda venuta radunerà la sapienza dell'occidente, le meditazioni dei popoli dell'Asia, le danze, espressioni di vita, dell'Africa e dell'America. Ogni vita umana è un avvento che si rinnova dal momento del suo concepimento sino alla fine. Non interrompiamolo.

In questa domenica, che precede il Natale, la liturgia propone alla nostra riflessione tre letture che ci parlano di Cristo, di sua madre e del luogo in cui il Messia, l'atteso dalle genti, vedrà la luce. La speranza si rende palese in un nome: Gesù, che nascerà in un paese insignificante della terra di giuda, lo stesso da cui ebbe origine la stirpe del figlio di Jesse, il quale salvo Israele dai filistei e che ora salverà l'umanità dal peccato. Stessa origine per stirpe e per città. Il brano della lettera agli Ebrei presenta il Cristo nella sua finzione sacerdotale e ne precisa il senso della venuta e della sua offerta: " entrando nel mondo, Cristo dice: " Tu non hai voluto ne sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato... Ecco io vengo, o Dio, per fare la tua volontà". Questo vuol dire che il peccato non viene tolto per mezzo di sacrifici cultuali, ma grazie alla "offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre", grazie alla sua obbedienza alla volontà del Padre: "E′...per quella volontà che noi siamo stati santificati". Era e resta difficile cogliere un rapporto tra il sangue di un animale immolato sull'altare e la pulizia della coscienza di un uomo e tanto meno di un popolo. La lettera agli Ebrei ci comunica che Dio esige un'offerta personale, che il Padre gradisce l'obbedienza del Figlio. Obbedienza, cosciente e libera, offerta per i peccati dell'umanità. Pertanto l'unico vero sacrificio capace di trasformare l'uomo è quello di del Cristo sulla croce. Questo è il concetto che viene offerto alla nostra contemplazione. Questo testo paolino ci proietta in una luce pasquale perché, prima ancora della nascita, siamo invitati a contemplare il Crocifisso, obbediente alla volontà del Padre, speranza e causa della nostra salvezza. Inoltre questo brano ci aiuta a svelare il perché della venuta di Gesù nel mondo: viene per togliere di mezzo il peccato, ossia la lontananza che si era interposta, a causa del peccato originale, tra Dio e l'umanità. E' questo il motivo della festa che ci accingiamo a celebrare.

Michea annuncia che il "liberatore" di Israele uscirà da Betlemme ma che " le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti". Dopo che "Dio li metterà in potere altrui", pur non avendo mai abbandonato il suo popolo, egli interverrà per liberarlo. Ciò avverrà " quando colei che deve partorire partorirà". Betlemme, piccola e oscura città della giudea, è il terreno fertile in cui germoglia e si sviluppa l'opera divina. Lo stesso connotato di piccolezza, tanto caro a Gesù nei Vangeli sinottici, si trasferisce alla madre " ha guardato l'umiltà della sua serva".

L'Evangelo è centrato sulla scena dell'incontro tra la Vergine Maria e la cugina Elisabetta.

La Madonna viene mostrata in atteggiamento di cammino, di incontro e di lode a Dio, cioè essa è l'immagine a cui deve configurarsi la Chiesa sulle strade degli uomini per portare la luce del Vangelo a quanti non lo conoscono. Non deve parlare di se stessa, ma di un Altro. È grazie ai passi della Madonna che Gesù è in cammino, ancor prima di nascere, sulle strade del mondo andando verso gli uomini. Due donne stanno di fronte, entrambe aspettano un bambino. Una vecchia e sterile, l'altra è una vergine. Due situazioni simili per quanto concerne la maternità, ma "nulla è impossibile... Padrone dell'impossibile". Il figlio di Elisabetta è destinato a fare da precursore a "Colui che viene" e viene consacrato nella sua missione dal saluto di Maria alla madre, la quale a sua volta è chiamata, dalla cugina, "beata... che ha creduto all'adempimento delle parole del Signore". Anche lei, come il Figlio ha accettato di entrare nel progetto di Dio per l'umanità. Maria si è aggrappata una Parola che non gli ha conferito sicurezze, ma l'ha messa in cammino lungo un itinerario tutto da scoprire. La Madonna non è una creatura che sa, ma una creatura che crede perché dotata di grazie, di fede e così diventa figura della Chiesa che, nella fede accoglie il proprio Salvatore.

Revisione di vita

- Siamo consci di essere salvati grazie all'amore con cui Dio, fin dall'eternità ci ha guardato, cercando in noi l'umiltà del servo?
- Riusciamo o di impegnano a comunicare che l'attesa è fatta anche da timore ( timore Domini) tra di noi come coppia e come famiglia?
- Ospitare è sempre far parte di noi l'ospite. Siamo sicuri che il nascituro sarà contento della nostra ospitalità?

Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari