Omelia (22-11-2012) |
Riccardo Ripoli |
Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace Conosco queste lacrime, è il pianto disperato di chi ha messo "anima e core" nel cercare di salvare qualcuno e non c'è riuscito. A volte ci troviamo in situazioni nelle quali è assolutamente chiaro l'errore di una persona, non perché siamo superiori o più bravi, ma semplicemente perché ci siamo già passati, oppure per un'età ed una maturità maggiore, o anche per essere al di fuori del problema ed avere maggiore obbiettività nel valutare. La mia vita è dedicata ai ragazzi, ai bambini che sono stati spogliati di tutto, flagellati nell'animo dall'immaturità o incapacità di adulti che su di loro sfogano i più bassi istinti. Tutti i miei sforzi, le mie capacità, per poche che siano, sono concentrate nel tentativo di togliere i ragazzi da una strada già segnata, fatta di sofferenze, privazioni, messa al bando da una società che non ammette errori, che ti condanna a morte per ogni sbaglio che fai. Questo grande amore si trasforma in immenso dolore quando mi accorgo che anni di dialogo, notti insonni, rinunce non sono servite a salvare uno o più dei ragazzi che il Signore mi ha chiesto di accudire ed amare. Dolore quando non si accorgono che rubare, provocare, sputare su valori e principi, rinunciare a crescere, non impegnarsi per costruire un futuro. Non mollo mai, persevero costantemente, ripeto le cose in modi diversi, porto loro esempi che possano capire, dedico loro tutto il mio tempo, le mie forze, le mie energie, ma arriva un momento in cui la ribellione è troppo forte per poter essere sopportata e osteggiata, un momento in cui la loro voglia di libertà si trasforma in opposizione ad oltranza con l'utilizzo di tutti i mezzi che un adolescente ha a disposizione, la forza dirompente di un fiume in piena che ha rotto gli argini. Non lo fermi, devi solo aspettare che rientri nel suo letto, sperare che riprenda il suo corso verso il mare, aspettarsi altre piene, altre liti, altri scontri, fino a quando uno di questi non sarà fatale al suo destino. Mi è capitato raramente di perdere del tutto un ragazzo, ma è successo e quando ciò avviene il dolore è straziante, è come essere messi in croce da lui stesso, essere condannato a morte per avergli voluto bene, per aver cercato di salvare la sua vita. Quando parlo in prima persona è per praticità e perché non mi piace parlare per gli altri, ma la forza che metto nel dedicarmi ai ragazzi sarebbe vana se accanto a me, da sempre, non ci fosse Roberta, colei che con la sua dolcezza, passione, amore trasforma in famiglia la nostra convivenza con i bimbi, colei che nel silenzio e nel nascondimento ha il contatto diretto ogni istante con i ragazzi e tiene in mano il loro cuore, lo vede pulsare e lo accarezza nei momenti di sconforto. Ma non solo i ragazzi sono stimolati a far bene, anche tanti adulti ci crocifiggono ogni volta. Quante porte chiuse in faccia senza nemmeno avere la possibilità di poter condividere i nostri progetti. "Nostri" come se chiedessimo qualcosa per noi. Ci sono certe persone, industriali, ricchi che ti fanno sentire un accattone se chiedi loro denaro da investire nel futuro di tanti bambini, persone che non capiscono l'importanza e la gioia di amare, di concedere parte di sé agli altri. Ma nessuno è troppo povero per dare un mano, e non parlo di soldi, mi riferisco al proprio tempo. Ci sono sempre mille cose da fare per sé stessi prima di pensare agli altri e sono ben pochi coloro che decidono di dedicare con costanza anche una sola ora alla settimana ad un progetto, ad una persona. Qualche tempo fa venne da noi una signora, si presentò in ufficio e mi disse che era da tanto tempo che voleva fare volontariato, ma per tanti impegni non c'era mai riuscita. In quei giorni, per motivi suoi personali, aveva sentito forte l'impulso di avvicinarsi al prossimo ed aveva scelto la nostra Associazione. E' entrata in punta di piedi, titubante, chiarendo che la sua disponibilità sarebbe stata per un giorno alla settimana per un paio di ore al massimo. Anche un minuto l'anno è apprezzato ed accettai con gioia la sua venuta in mezzo a noi. Non le ci volle molto a lasciarsi coinvolgere dalle necessità dei ragazzi, a capire che poteva fare la differenza per almeno uno di loro ed oggi è con noi tre giorni alla settimana per diverse ore, è presente alle nostre iniziative, propone idee e propone a conoscenti ed amici le nostre attività, ha coinvolto il marito nell'aiutare i ragazzi tramite la sua professione. Nessuno le ha chiesto di più di quello che aveva proposto, ma è stata lei a capire non solo l'importanza della sua presenza, ma la gioia che riceveva nel donare una parte importante di sé al prossimo, ai bambini. Potrei portarvi mille altri esempi, come quello di Carmela che ha lasciato da oltre un anno la sua famiglia per abbracciare la nostra scelta di vita insieme ai ragazzi con gioia, passione ed entusiasmo, o di Elisabetta che è approdata da noi quattro anni fa per caso ed è sempre con noi in ogni occasione e fine settimana, pur abitando fuori città e lavorando, rinunciando di fatto a buona parte della sua vita privata per aprire il suo cuore verso chi ha bisogno di aiuto. Purtroppo però gli esempi non bastano perché chi ha la testa fasciata da mille rumori, pensieri effimeri, proprie certezze sul come vivere felici non sente e non vede la purezza e la bellezza di una vita dedicata al prossimo. Chiedo sempre a tutti un contatto, di venirci a trovare, anche un'ora perché so che se una persona tocca con mano il cuore dei nostri ragazzi inizierà un percorso di riflessione che lo porterà su strade che vanno verso il prossimo, magari non con noi, talvolta per problemi logistici di distanza, ma sempre su percorsi lastricati di amore da dare e da ricevere. |