Omelia (24-11-2012)
Riccardo Ripoli
Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui

Quante persone oggi, ora mentre tu leggi, sono immerse nella sofferenza. Non come modo di dire, ma stanno vivendo una vita piena di dolori, sconfitte, mancanza di lavoro, di affetto, con malformazioni fisiche, sotto le bombe di una guerra, vittima di abusi dei propri genitori. Quanti stanno male, quanti sentono di essere già morti, di non poter più ricevere nulla dalla vita, di non avere le forze per lottare e si abbandonano alla disperazione.
Eppure una speranza c'è sempre e si chiama resurrezione. Nel messaggio di Gesù, per quanti hanno Fede, la resurrezione è quella eterna, la promessa di Dio di entrare in un altro mondo dove le nostre anime godranno della vita eterna. Ma su questa terra tutti possiamo risorgere. Così come nella resurrezione dopo la nostra morte nella quale ci abbandoniamo a Dio mettendo la nostra anima nelle Sue mani, così anche chi soffre e non ha più forze mette la speranza della sua resurrezione nelle nostre mani. Abbiamo un potere, dono di Dio - o se preferite "della vita" - per il quale possiamo far risorgere dal dolore e dalla sofferenza coloro che incontriamo. Abbiamo la fortuna di avere forza, salute, lavoro, vivere in un paese dove non c'è la guerra, aver avuto genitori che ci hanno amato, rispettato ed accudito, bene, trasformiamo questa forza in un dono per gli altri, condividiamo con coloro che stanno male la gioia di un cammino fatto di amore, diamo loro la possibilità di risorgere a nuova vita ed assaporare il gusto dell'accudimento, della vicinanza fraterna. Non siamo egoisti, entriamo negli ospedali per caricare sulle nostre spalle il dolore di chi soffre, entriamo nelle carceri per capire il dolore di chi è privato della libertà, apriamo le porte delle nostre case ai bambini in affidamento per scaldarli con il tepore del nostro amore, per farli crescere con sani principi. Un bambino che è picchiato, violentato, maltrattato è un'anima che vaga senza meta, avviciniamoci e abbracciamo quel cuoricino e indichiamogli la strada da seguire per trovare quella pace e serenità che ha perso o non ha mai avuto per colpe non sue.