Omelia (22-02-2004)
padre Paul Devreux
Commento Luca 6,27-38

Questo Vangelo mi apre il cuore. Sento che ciò che dice è vero, bello, fonte di vita, di giustizia e di pace. Ma mi domando anche come faccio a mettere in pratica questi suggerimenti di Gesù?

Gesù dice: "A voi che ascoltate." Quindi la prima condizione è ascoltarlo, stare con lui, contemplarlo. Allora mi rendo conto che Gesù, prima di dire queste cose, le fa! Le fa mettendo la sua vita nelle mani di chi lo odia; non solo l'altra guancia. Prega per loro e cerca persino di giustificarli dicendo al Padre: "Perdona loro perché non sanno quello che fanno".

Contemplando Gesù, scopro che ama me e l'umanità intera di un amore infinito, e mi sento figlio di un Dio capace di amarmi. Se vedo questo, come posso non desiderare perlomeno di provare a scimmiottarlo. Lo so che non ci riesco! Anzi, più ci provo e più mi rendo conto di quanta è grande la sua capacità d'amare e perdonare, proprio perché io non ci riesco; ma la stima cresce, e con lei il desiderio d'essere come lui. Allora amare e perdonare non sono più uno sforzo, ma un desiderio che nasce dalla gratitudine verso chi mi ama cosi.