Omelia (02-12-2012)
Riccardo Ripoli
Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina

Il Signore ci parla di cataclismi, della fine del mondo, di fragori infernali che dovrebbero metterci paura, terrore per la fine del mondo, per sofferenze che dovremo subire. Ma saranno proprio questi segni a darci la gioia della resurrezione e la pace eterna. Così è nella vita, Dio ci manda tribolazioni di ogni genere e tanto più grandi saranno, maggiore sarà la speranza di risorgere ed incamminarsi su altri sentieri mai percorsi prima dei quali non conoscevamo direttamente l'esistenza se non per averne sentito parlare. Ed ecco che malattie per le quali solitamente non viene dato scampo, e dalle quali miracolosamente guariamo, portano il germe di una rinascita, la certezza di avere una chance in più, una nuova vita, un quaderno bianco sul quale scrivere in bella calligrafia da poter mostrare a tutti con grande orgoglio. Ogni pena, ogni dolore della vita, la perdita di un figlio, di un genitore prematuramente, di un compagno, accuse ingiuste, lunghe malattie sono sconvolgimenti della nostra tranquillità, momenti in cui il Signore ci chiama a riflettere sul nostro passato e sul nostro futuro. Cosa vogliamo fare una volta che la catastrofe sarà passata lasciando dietro di se lacerazioni profonde e dolore? Non è più una questione di cosa voglia fare, bensì di cosa dobbiamo fare. Arriva un momento nella nostra vita in cui Gesù ci mostra con forza la strada da seguire, come avvenne con San Paolo sulla strada di Damasco, ed il nostro rifiuto, per quanto possibile, non è gradito a Dio il quale ci indica la via per salvarci, per cambiare rotta ed evitare di finire sugli scogli facendo perire la nostra anima e di fatto stracciare il passaporto per una vita eterna vicino al Signore nella gioia. I ragazzi in affidamento hanno sopportato angherie di ogni tipo, per alcuni di loro dopo anni è ancora difficile parlarne, la loro vita è stata sconvolta ed anche gli aiuti ricevuti sono spesso visti come ulteriori violenze. Quanti bambini presi in adozione o in affido vengono riportati indietro perché non rispecchiano i canoni che quella famiglia si era prefissata e le sofferenze per questi ragazzi proseguono. Arriva un momento però nella loro vita in cui tutto questo si esaurisce, un momento nel quale la tempesta si placa, trovano una famiglia che li ama, oppure diventano adulti ed arbitri del loro futuro e sarà allora che avranno davanti un bivio. Da una parte ciò che desiderano fare per recuperare il tempo perso, ed in questi casi cascano negli eccessi come la droga, l'alcolismo, la ricerca di una vita facile rubando o giocando d'azzardo. Dall'altra parte c'è un'altra strada, quella che porta verso la luce e tutti la possono vedere, non ci sono pretesti che tengano, non si può dire "io ho subito e perciò ora ho diritto di rifarmi" altrimenti si abusa della vita, delle persone che potremmo aiutare forti anche della nostra esperienza negativa, ma sopratutto si getta alle ortiche la possibilità di crescere, di elevarsi, di migliorare la nostra esistenza, di trovare quella pace alla quale tutti aneliamo. Non cerchiamo la via più facile perché non è duratura, scegliamo di rialzare la testa, di rimboccarci le maniche e lavorare per il bene del prossimo, il nostro bene arriverà dopo, a cascata, in maniera copioso. Per me è stato così. La morte di mia madre quando avevo ventun anni mi ha sconvolto, ha portato nella mia vita e nel mio cuore un dolore profondo che ancor oggi, dopo tanti anni, sento ancora forte, ma davanti al bivio ho scelto la strada che il Signore mi indicava, quella di caricarmi sulle spalle il dolore dei bambini, ed oggi, dopo ventisei anni, acquisisco ogni giorno sempre più gioia e soddisfazione per ciò che il Signore ha voluto realizzare servendosi di me e di Roberta.