Omelia (02-12-2012)
don Luciano Cantini
La nube del futuro

Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle
Quale segno di pace e tranquillità viene offerto ai nostri occhi maggiore di un cielo stellato, di un tramonto fiammeggiante o del tenue verdeggiare di un'alba? Fin dall'antico si pensava al firmamento come stabile e fermo, immutabile segno del mutare del tempo. Il tempo lento nelle sue impercettibili trasformazioni, come il cielo stellato era l'orizzonte della sicurezza storica della umanità. Così oggi le istituzioni internazionali e quelle nazionali, la stabilità della economia e della finanza, della cultura e dello sviluppo lento e progressivo. Anche la Chiesa era vista come istituzione così certa e stabile da offrire il senso della stabilità al mondo.

Mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra
Brutta e la paura che ci toglie i punti di riferimento, che sconvolge le sicurezze su cui poggiano i nostri piedi. Non sono le stelle o la luna a sconvolgere il nostro tempo, neppure i terremoti o le mutazioni atmosferiche quanto l'insicurezza della finanza e della economia, la perdita di stabilità delle istituzioni e degli equilibri che sembravano raggiunti. Anche la Chiesa vive i suoi momenti di incertezza istituzionale, ha perso la monolicità di una dottrina certa per dare spazio a correnti di pensiero, più dinamiche e vitali ma che offrono meno certezze.
Sembra il mondo ci stia per piombare addosso come non mai questa generazione aveva percepito. La Paura ci fa morire, ci fa cercare soluzioni, rimedi, toppe che finiscono per lacerare maggiormente il vestito; si torna indietro nella storia alla ricerca nostalgica del tempo della sicurezza e di quelle forme che ormai non appartengono più al nostro tempo e che non potranno mai dare sicurezza se non illusione.

Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Il Figlio dell'uomo verrà, fa parte della Promessa, è un avvenimento che è già scritto nel calendario del futuro. Perché ogni giorno, ogni istante il futuro irrompe nel presente e lo trasforma. Se capiamo questo comprendiamo il senso della Fede e la capacità di discernere il tempo presente e riconoscere quella nube su cui il Figlio dell'uomo sta giungendo a noi, quotidianamente. Come Abramo occorre credere al Dio della Promessa e riconoscere in ogni passo che quella Terra promessa si fa ogni giorno più vicina e presente.

risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
La paura, che è cattiva consigliera, ci fa scappare, cercare l'angolo nascosto, il rifugio sicuro in cui rannicchiarsi e chiudersi. L'invito, invece, è quello di alzare il capo, di aprirsi, rimettersi in piedi, riacquisire fiducia e sicurezza guardano lontano. Nel futuro è la vicina liberazione. Significa non nascondersi alla realtà delle cose ma guardarle in faccia con dignità e risolutezza dell'uomo liberato. A volte si pensa che la libertà venga dall'esterno dell'uomo, dalle sbarre tagliate di una prigione che il mondo e la storia hanno costruito. Sappiamo bene che non è così e ne abbiamo l'esperienza storica: è la libertà interiore che è capace di segare le sbarre di ogni prigionia.
Alzare il capo è guardare il mondo, la storia, le cose e anche la Chiesa, con Fede; guardare con Fede per vedere quello che lo Spirito fa nascere, la Promessa che si sta realizzando, le cose nuove che ci fanno intravedere il compimento della Promessa, l'impegno nuovo da assumere per costruire il futuro.