Omelia (02-12-2012) |
Gaetano Salvati |
Commento su Luca 21,25-28.34-36 "Ecco verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele" (Ger 33,14). Ciò che il profeta Geremia, scrutando verso il futuro, dice a Israele come liberazione nelle sue inquietudini, il Signore Gesù lo annuncia a noi come presente: "la vostra liberazione è vicina" (Lc 21,28). Il Signore è vicino, è il "Dio con noi" (Lc 2,11), incarnato nella storia del mondo per trasformare le nostre angosce in speranze, le nostre ansie del domani nell'oggi redento. Noi, comunità convocata dallo Spirito Santo, siamo chiamati a sconfiggere la paura di piombare nella notte senza alba, nella superficialità che impedisce il normale procedere dietro il Maestro. Allora, per riconoscere la Sua venuta imminente (Lc 21,34), dobbiamo "crescere e sovrabbondare nell'amore" (1Ts 3,12). "Crescere" significa confidare nell'Amore di Dio, nella Sua misericordia che dà la vita; ancora, credere che Dio ha fiducia in noi, ci aspetta, è vigile, pronto a donarci, nel Figlio Incarnato, una speranza che non si spezza di fronte alla morte o al dolore, ma è salda nella comunione con Lui (1 Cor 1.9). L'Avvento è il tempo favorevole per (crescere) "progredire ancora di più" (1Ts 4,1), e (ri)cominciare a camminare verso la luce del Natale. Lungo questi giorni, attraverso l'ascolto accorto della Scrittura, siamo invitati a divenire frammento di terra in cui il seme del Verbo possa cadere facilmente, esservi accolto docilmente, germogliare e spuntare in tutto il suo splendore. Seguendo le tappe che di domenica in domenica ci conducono fino al Natale, abbiamo la possibilità di permettere a Cristo di essere il fiore del nostro cuore, la Persona più importante della nostra esistenza, la presenza che infonde pienezza nella vita interiore. Egli, infatti, accende il desiderio dell'eternità e concede alla nostra esistenza di esprimere la via per la sequela. Quest'ultimo elemento ci riferisce che il senso dell'Avvento è meditare, approfondire il nostro incontro-pellegrinaggio (la santità) con Gesù di Nazaret. La vita cristiana è indirizzata verso i sentieri della santità. Innanzitutto, siamo santi in virtù del battesimo; poi, la partecipazione sincera, assidua agli altri sacramenti, in particolare, l'eucaristia, ci permette di percorrere il discepolato con serenità e lealtà. Unitamente ai sacramenti vi è il servizio della carità, la testimonianza-annuncio dell'opera compiuta da Cristo per la creatura. Tale armonia d'amore, fatta di accoglienza, comprensione, crescita, servizio, deve farci percepire che non basta solo far germinare il seme della Parola in noi: diviene irrinunciabile effondere agli altri, ai fratelli, il profumo della nostra vita, convertita nell'Amore gratuito, disinteressato di Dio. Certamente, non è semplice mettere in pratica quanto detto, soprattutto riguardo l'amore che non richiede riconoscimenti o elogi. Quindi, profittiamo dell'Avvento quale occasione per assumere l'attitudine al silenzio, atteggiamento che consente al nostro cuore di scorgere i segni e le parole che la liturgia ci mette dinnanzi allo sguardo dell'anima. Il silenzio, infine, ribadendo la nostra insonne, perenne ricerca del Dio fatto carne nel seno di Maria, acquieta i rumori esterni, mondani, che ci distraggono dall'ascolto della voce della Verità. In questo buio ci accorgeremo che l'Infante divino accende una speranza: Cristo viene, non temiamo, viviamoLo. Amen. |