Omelia (02-12-2012)
don Luca Orlando Russo
State attenti

Comincia un nuovo anno liturgico con il tempo di Avvento, caratterizzato dall'attesa. Il tempo di avvento, infatti, vuole ridestare in noi, semmai si fosse assopita, quella dimensione fondamentale della vita cristiana che ci richiama ad un oltre, che va al di là di quello che cade sotto i nostri occhi.
Viviamo una particolare epoca contraddistinta dal desiderio di ottenere "tutto e subito" e tutto ciò che richiede tempo e attesa sembra non attirare più nessuno. Eppure, dobbiamo riconoscerlo, le cose più vere e importanti, che possono fare la felicità di una vita, richiedono tempi lunghi di attesa. Non si raggiunge mai un risultato serio nella propria vita se non attraverso un cammino relativamente lungo, che richiede fatica e la pazienza dell'attesa.
A tal proposito il messaggio di Dio, attraverso l'Avvento giunge ancora una volta quanto mai opportuno e attuale. Tutta la vita dell'uomo è tensione e attesa verso una realtà che non raggiungerà la sua pienezza se non alla fine dei tempi. In altre parole, la pace, la giustizia e la fratellanza non troveranno mai perfetta attuazione su questa terra. Tutta la vita è un po' tempo di attesa, di impegno e di lotta: è il tempo in cui ognuno offre il proprio lavoro, le proprie forze per la costruzione di un Regno (quello di Dio) che ogni giorno viene e si edifica, anche se di poco. Ma un giorno, ne possiamo essere certi, con o senza di noi, raggiungerà la sua pienezza, perché Dio mantiene le sue promesse.
L'attesa ha, poi, una funzione fondamentale nella vita del credente: far crescere la fiducia nel Signore. Quante volte ci fermiamo nella preghiera ad invocare un mondo più giusto, dove regna la pace e la fratellanza? Attendere, con la certezza che il Signore compirà la sua opera, ci mette in quella tensione che ci "obbliga" a smettere di confidare in noi o di pensare che bastiamo a noi stessi. L'attesa, alla fine, produrrà il vero frutto che può fare di noi uomini e donne felici: l'aver accresciuto la nostra comunione con il Signore.
Anche a noi capiterà di dire al Signore: grazie, Signore, perché di tutto quanto ti ho chiesto nella mia stoltezza, non hai esaudito molto o quasi niente, però hai esaudito quelle preghiere più vere che non ti ho mai fatto; e ora sono felice.
Venendo alla prima domenica di Avvento, la liturgia della Parola ci annuncia che la liberazione è vicina. Con una terminologia di tipo apocalittico, Gesù non intende suscitare spavento, ma ottenere l'esatto opposto. Egli vuole liberare dalla paura, suscitare gioia, infondere speranza. Gesù non sta minacciando cataclismi, ma annuncia un lieto evento. Si apre un futuro di speranza pur in mezzo alle difficoltà della storia.
Gli sconvolgimenti cosmici sono descritti con un linguaggio che porta echi evidenti di testi profetici dell'AT (cfr Is 13,10; Ez 32,7s.; Am 8,9; Gl 2,10), dove è simboleggiato il giudizio di Dio sul male del mondo. Non è il caso di ripiegarsi, causa la paura, sul mondo che passa, alziamo il capo, la nostra liberazione è vicina.
Buona domenica e buon avvento!