Omelia (25-02-2004) |
Paolo Curtaz |
Che uomo essere Giù le maschere, amici! Quelle di Carnevale, ovvio, ma soprattutto quelle (tante) che indossiamo la mattina prima di uscire di casa ed andare in ufficio. Giù le maschere: mercoledì la Chiesa ci ha proposto una giornata di digiuno e un gesto inquietante e profetico, prima di iniziare la giornata lavorativa, o alla fine di essa, un prete ci ha cosparso il capo di cenere, ricordandoci che siamo polvere (ce ne ricordessimo quando ci sbraniamo e digrigniamo i denti per affermarci!). Giù le maschere: inizia la Quaresima, tempo di Dio, tempo del se più autentico, tempo di fermarci per guardarci dentro e correggere il tiro. Giù le maschere, finalmente, siamo chiamati a seguire il Maestro Gesù nel deserto per ritrovarlo e ritrovarci nella luce strepitosa della Pasqua. Gesù inizia il suo percorso nel deserto di Giuda, tra Gerico e Gerusalemme, quaranta giorni (numero simbolico, richiama i quarant'anni nel deserto di Israele) per decidere come muoversi, cosa fare. Fa strano, vero?, eppure anche Dio ha dovuto scegliere, anche lui si è trovato tra le mani il prezioso ed inquietante dono della libertà, il martirio della possibilità. Dio sceglie che Messia diventare, come portare la sua Parola in questo atto definitivo che è l'incarnazione. E per farlo ha bisogno di silenzio, di digiuno, di deserto. Il deserto è il luogo degli spazi e dei silenzi immensi, dell'essenzialità, in cui non hai nulla che ti distrae, né possibilità di farlo. Fa tenerezza e fa riflettere questo Dio che fa Quaresima, ci indica una strada forte, una soluzione alle nostre inquietudini. Forse siamo così insoddisfatti e stanchi perché ci manca il silenzio? O la fame del desiderio? O la capacità di riflettere? E lì, nel ventoso deserto Gesù analizza le varie soluzioni, gli strumenti, i modi. E arriva l'avversario, la parte oscura della realtà, il male che agisce e lavora e lo tenta. Lo tenta col modo più semplice: gli propone delle soluzioni immediate, scontate, ovvie. Vuoi essere il Messia? Nutriti, prendi forza, saziati, un cuore colmo può parlare di Dio. Vuoi essere il Messia? Esercita il potere, diventa importante, uno che conta, che muove i fili, un business man, un grande uomo di spettacolo, devi pesare per affermarti. Vuoi essere il Messia? Dio è dalla tua parte: stupisci, compi meraviglie, opera prodigi, sii splendido. E Gesù riflette. E rifiuta. Parola alla mano (ah! Se la usassimo anche noi per capire la realtà! Per leggere la vita!) risponde, con serenità. No, un cuore sazio può impigrirsi, arrendersi. ed è la fame, la curiosità, il desiderio del bene e del bello che ci muovono. No, il potere è ambiguo, il potere ammalia, seduce, impone, l'amore lascia poveri e liberi. No, Dio non è un burattino, l'uomo non lo deve cercare per i prodigi. Ecco: la linea del suo modo di vivere è già tutta qui, motivata, masticata, decisa. Certo, la sua scelta è gravida di conseguenze e di rischi. Un Messia di basso profilo, sarà Gesù, non userà nessun altro strumento che l'amore per convincere, per annunciare, per convertire. Un rischio enorme, il suo. Capirà, il popolo? Si accontenterà? Spalancherà il proprio cuore allo stupore di incontrare un Dio dimesso e fragile, un Dio vissuto e adulto? La sfida è lanciata, il demonio lo lascia: tornerà al momento giusto, per dire a Gesù che è stato un illuso, che si è sbagliato, per tentare il colpo gobbo: l'abbandono del campo da parte di Dio. E tu amico, che uomo vuoi essere? Che donna? Che marito, figlio, collega, prete? Chi vuoi essere? Davanti a te molte scelte, immensi consigli, suadenti tentazioni che ci raggiungono ininterrottamente: appari, cambia, rifatti, imponi, urla, combatti... Ma tu, dentro, cosa vuoi davvero essere? Guarda l'orologio, allora, quaranta giorni da ora per accorgerti che la tua livida città è un deserto e che questo deserto lo puoi/devi attraversare. Lo ha fatto Dio, lo puoi fare anche tu. |