Omelia (02-12-2012)
mons. Antonio Riboldi
VEGLIATE E PREGATE

Oggi si apre l'anno liturgico e chiamiamo questa domenica la I di Avvento.
Per tanta gente battezzata, e che quindi dovrebbe essere immersa nella vita di Dio, tanto da sentirsi nella celebrazione dei Momenti fondamentali della Storia della salvezza, come nell'anticamera del Cielo, purtroppo questo dice poco o nulla, al massimo è considerato un tempo in cui 'bisogna pensare a come fare il Natale', sicuramente ben lontano da quello di Gesù.
Il consumismo davvero ha appannato la bellezza divina del Natale di Gesù.
Proviamo allora a riscoprire tale bellezza, entrando nel tempo di Avvento, per viverlo come un camminare sui passi della vita di Cristo, giorno per giorno, conformandoci a Lui, prima attendendoLo, poi cercando di arrivare a quella conoscenza che fa dire a Gesù, nell'Ultima Cena: 'Voi siete miei amici, perché tutto quello che il Padre mi ha rivelato l 'ho fatto conoscere a voi '.
"La santa Madre Chiesa - afferma il Concilio - considera suo dovere celebrare con sacra memoria, in giorni determinati, nel corso dell'anno, l'opera di salvezza del Suo divin Sposo... Nel corso dell'anno, poi, distribuisce tutto il Mistero di Cristo, dall'Incarnazione e dalla Natività, fino all'Ascensione, al giorno di Pentecoste e nella attesa della beata speranza e del ritorno del Signore" Potremmo allora affermare con serenità che oggi, I Domenica di Avvento, inizia l'attesa della venuta del Signore: un'attesa che è come un irrompere di Dio nella nostra vita, che vuole riallacciare con ciascuno di noi quel legame di affetto, che era nel Suo piano originario, fin dalla creazione. L'Avvento è come l'attesa del ricomporre il legame di amicizia che era nel Cuore di Dio, quando ha creato l'uomo, quando ha voluto che ciascuno di noi venisse alla luce.
come un preciso Suo piano.
Una stupenda realtà, un'incredibile fedeltà, che certamente non poteva essere realizzata da noi, ma che solo il Padre poteva attuare. Incredibile dono, spesso non conosciuto nella sua pienezza.
Sfugge alla nostra povera e limitata mente il grande significato di questo disegno di amore del Padre per gli uomini, per ogni uomo, ieri, oggi e sempre. Ma un disegno che attende ora la nostra risposta - non vi è amore vero senza la libertà di dire 'sì' o 'no' - risposta che dovrebbe essere di fiducia piena e grande commozione, e invece troppe volte non c'è, perché neppure ci siamo resi conto della proposta del nostro Dio, la Sua Presenza passa inosservata nella nostra vita, la Sua Voce è sopraffatta dalle mille altre voci che ci avvolgono.
Non continui ad essere così ottusa la nostra mente, chiuso il nostro cuore, disperso il nostro agire. L'Avvento è Dio che ci offre una nuova opportunità di poterlo davvero incontrare personalmente e confrontarci con Lui, attraverso la Sua Parola. Ascoltiamola:
"Ecco, verranno giorni - oràcolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia".
(Ger 33,14-16)
Che grande giorno quello in cui il Figlio di Dio fa irruzione nella storia dell'uomo, nella storia di ciascuno di noi. Egli vuole forgiarci a Sua immagine, come eravamo in origine, fino a fare sparire le croste che si sono addensate sulla nostra bellezza, così come è uscita dalle mani, dal Cuore del Padre. Ma come in ogni attesa occorre stare vigilanti, con l'animo attento e il cuore pronto, come ci suggerisce Gesù nel Vangelo:
"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. Stati attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo»".
(Lc 21,25-28.34-6)
Viene da domandarci seriamente: Interessa ancora l'amore di Dio, che si fa uno di noi? È ancora motivo di grande forza e gioia sapere che Gesù ci è vicino in ogni istante della nostra vita, che siamo ancora, come nel giorno della creazione, nel Cuore del Padre?
Siamo consapevoli del grande dono che, nella fede, ci è stato offerto?
Proviamo a pensare che cosa significhi per due persone che si vogliono bene attendere il momento dell'incontro. Volersi bene altro non è che essere talmente 'presi' nella vita dell'altro, che questi occupa ogni spazio. Questo dovrebbe essere il nostro sentire verso Dio: l'Avvento dovrebbe essere un risvegliare in noi la vibrazione dell'attesa, al pensiero della gioia dell'incontro. Gesù, a Natale, torna a venire tra di noi.
Quando doveva nascere, a Betlemme, non trovò spazio nelle vite della gente del suo tempo, troppo indaffarata in mille cose da fare, da affrontare. Nacque in una grotta. Solo gli Angeli fecero grande festa e la comunicarono a pochi poveri pastori, che vegliavano sul gregge, nella notte. Erano anime semplici ed umili, per questo accolsero l'invito. Andarono nella grotta e furono pieni di gioia.

Dovrebbe essere così anche per noi.
L'Avvento, l'Attesa vigile di sentire nel Natale di Gesù come una grande ventata di gioia: la gioia di chi finalmente accoglie la chiamata degli Angeli e cerca Gesù.
Un poco come la gioia che trovò il grande poeta Clemente Rebora che, dopo avere vagato per anni nell'incertezza, fu raggiunto dalla Grazia, simile al canto degli Angeli, che svegliò i pastori, la notte di Natale, ridando a lui e a loro la gioia di avere ritrovato il senso della vita: la conversione.
Così descrive quel giorno in una bella poesia:
"E venne il giorno, che in divin furore la Verità di Cristo mi costrinse
a giustiziar e libri e scritti e carte.
Oh sì che quello fu un gran bel stracciare!
Allor che quanto m'era più del male ridotto fu a un lacerato ammasso, mi sentìi lieve in libertà felice.
Ed ecco repentino a me salire dal fondo del fracasso della strada un patetico annuncio a me ben noto:
'Strascèèè... Ehi, straccivendolo!'.
Egli pesta passo per passo all'ultimo gradino, ingombra il sacco sopra la stadera: per poco prezzo quella roba tolse.
Il cittadino accendere della sera mi ritrovò solo a pensare il tempo: l'anima mia, posta nell'eterno
mestizia, forse, non tristezza colse" (Clemente Rebora)
Ora tocca a noi cogliere l'occasione dell'Avvento: vivere questo tempo prezioso come un'attesa fremente e vigile di Gesù, che vuole vivere in mezzo a noi..... in noi!
Ma saremo capaci?
NB. Dopo anni di dialogo sul Vangelo, sarei davvero felice se, voi che mi leggete, mi deste qualche indicazione, per migliorare il dialogo sulla Parola.
Avete qualche suggerimento in proposito al commento? Trovate quello che cercate?
Un grande grazie di cuore.