Omelia (02-12-2012) |
Wilma Chasseur |
Verso grandi orizzonti Il tempo vola. Siamo giunti ancora una volta alla fine dell'anno liturgico e con questa domenica ne iniziamo uno nuovo. Liturgicamente parlando siamo nell'anno C, abbiamo salutato Marco e apriamo il vangelo di Luca.
Ma - sempre liturgicamente parlando - invece di andare avanti, torniamo indietro. Sapete perché? Perché domenica scorsa con Cristo Re e il giudizio finale eravamo alla fine dei tempi. Oggi, con la prima domenica d'Avvento, torniamo all'inizio della vita di Gesù. L'avvento ci riporta all'inizio, ma ci ricorda anche che siamo sempre "nell'attesa della SUA venuta" (anche se è già venuto e, in incognito, c'è sempre). Ma, cronologicamente parlando, andiamo sempre avanti. Questo scorrere inesorabile dei giorni che non torneranno mai più, è forse la cosa più misteriosa della nostra vita, e non ci facciamo neanche caso. Passiamo nel tempo e col tempo che lascia il segno incancellabile sui nostri volti, ma nessuno lo può fermare. Basta uno specchio per capire quanto il tempo passi e vedere i "segni" del tempo... Si ha un bel cercare antidoti contro l'invecchiamento, ma finché non si riuscirà a fermare il tempo, non si fermerà neppure quello. Nessuno, per quanto potente, potrà mai far tornare indietro il giorno di ieri che è passato!
Questa nostra corsa nella vita e nel tempo ha un'unica e incontrovertibile direzione: va solo e sempre verso il futuro. Nel passato nessuno torna più! Tutto è di passaggio verso il futuro. Dove va l'Universo? Verso il futuro. E tutto - compresi cielo e terra - va verso una fine. Ogni cosa che ha avuto un inizio, avrà anche una fine: Terra, Sole, stelle, galassie esauriscono inesorabilmente le loro scorte che non saranno eterne. Anche se recentemente, alcuni astrofisici, premio Nobel, hanno scoperto l'energia oscura che fa da propulsore, accelerando i corpi celesti più lontani, non ci risolvono il problema dell'esaurimento delle scorte. Anzi, anche la materia e l'energia oscura si esauriranno: l'inesauribile non è ancora stato scoperto. La finitezza è inscritta in ogni realtà creata. Solo Dio è increato, quindi infinito ed eterno. E per noi che abbiamo un'anima spirituale, la fine della vita non sarà una fine, ma un entrare in una dimensione nuova dove non ci sarà più "né lutto, né affanno, né lamento perché le cose di prima sono passate". E faremo l'esperienza dei nuovi cieli e nuova terra perché "io faccio nuove tutte le cose". Promessa solenne di Gesù le cui parole non passeranno mai! Quelle sì che non passano!
Fine dell'anno dunque e tempo di bilanci. Facciamoci qualche domanda per entrare nell'Avvento un po' rinnovati. Come va la mia vita? C'è qualcosa che va rivisto? Qual è il mio fine principale? So dare grandi orientamenti al mio esistere o vivo alla giornata rincorrendo obiettivi solo contingenti: lavoro, studio, svago, senza mai alzare la testa verso le cose di lassù? Se la nostra vita è priva di grandi orizzonti chiediamo la grazia di saperle dare un colpo d'ala e orientarla verso un fine eterno. Altrimenti rischiamo di banalizzare questi grandi temi escatologici di queste domeniche. L'escatologia ( = realtà ultime) ci invita a guardare al nostro destino futuro che sarà eterno e ad essere vigilanti per trovarci pronti ad accogliere il Signore quando verrà. "Vegliate in ogni momento e che i vostri cuori non si appesantiscano e non siano dissipati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!". Ricordiamoci sempre che tutto passa, Dio solo resta. Quante volte Dio è venuto nella nostra vita, nell'anno appena trascorso? Quante volte abbiamo saputo riconoscerlo? Chiediamo occhi per vedere il Suo passaggio e riconoscerne gli annunci! |