Omelia (08-12-2012) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Una donna decisa in tempo di avvento "Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo". Con queste parole l'angelo Gabriele, il cui nome significa "forza di Dio", annuncia a Maria quale sarà il suo prossimo avvenire, delineandole la novità assoluta (per lei) di un parto straordinario. Nella Bibbia leggiamo che anche ad altre donne Dio aveva annunciato una gestazione verginale che si era di fatto realizzata, come nel caso di Sara, moglie di Abramo e di Anna, moglie di Elkana (1Sam, 1) e soprattutto in quello contestuale di Giovanni Battista, ma questa volta si tratta di un parto eccezionale che riguarda il concepimento non di un uomo qualsiasi, sia pure grandioso e degno, ma del Figlio di Dio. E' il Salvatore (Gesù) che viene concepito nella carne dalla stirpe terrena di Davide, il Messia prefigurato e atteso, e adesso il grembo verginale di Maria lo sta accogliendo. Il parto straordinario riguarda Dio che si fa' uomo, il Verbo che si rende carne e viene ad abitare in mezzo a noi. Di conseguenza deve essere eccezionale, rispetto agli altri, anche il grembo di questa giovanissima donna, che non a caso Gabriele saluta come "Piena di grazia". Il verbo al participio perfetto passivo (greco Kekaritomene) indica un fatto compiuto definitivamente: Maria è stata resa oggetto di ogni grazia, cioè di ogni favore divino. Quindi è stata resa destinataria della perfezione assoluta (dopo Dio) e della santità e dell'integrità di illibatezza. Colei che era destinata ad accogliere nella carne la Perfezione assoluta che è Dio non poteva avere alcun compromesso con l'imperfezione e di conseguenza non poteva essere soggetta ad alcuna macchia di peccato, seppure minima. Quindi era stata concepita da Dio "ricolma di ogni grazia", priva di qualsiasi peccato, anche quello originale che caratterizza tutti gli uomini. In sintesi, Maria è Immacolata perché concepita al mondo dopo essere stata preservata dal peccato originale in vista del parto carnale del Figlio di Dio. L'annuncio dell'angelo è una novità assoluta per la nostra fanciulla perché la ragguaglia innanzitutto del dono straordinario di dover essere nientedimeno che Madre del Signore, cosa che verrà preconizzata poi dalla cugina Elisabetta (Lc 1, 48); e contestualmente di essere stata ella stessa concepita priva di ogni macchia, Immacolata. S. Ambrogio sosteneva che "Maria è il tempio di Dio e non Dio del tempio" e questo avalla ulteriormente che è necessario che lei sia la "tutta santa", l'Immacolata" e che queste prerogative la caratterizzino davanti a Dio stesso e davanti agli uomini. La tradizione della Chiesa ha visto in Maria concepita senza peccato la Nuova Eva, per contrapporla alla prima donna per colpa della quale l'umanità era decaduta; in effetti Maria dimostra la stessa decisione di Eva, ovviamente orientata in senso opposto: se la prima donna aveva risolutamente acconsentito alle fascinose seduzioni del maligno pur avendo potere di tenervi testa, Maria è risoluta invece nel sottomettere il maligno con determinazione, privandolo di ogni possibilità di spazio. Oltre che la sua innata immacolatezza, anche la perseveranza nella castità, nella perfezione, nella fedeltà a Dio hanno caratterizzato la costanza di questa nostra giovane donna che progredisce sempre più nel bene potendo contare sulla stessa pienezza di grazia accoratale da Dio e in questo ella non può che ispirare ad ogni cristiano la consapevolezza che, per quanto sia irto e difficile, il cammino verso la santità è davvero percorribile e foriero di ingenti benefici e soddisfazioni. Essere immacolati, cioè perfetti in conformità con il nostro battesimo, è un traguardo possibile che consegue adeguate e proporzionate ricompense e per di più esso non ci distoglie dall'essere uomini immersi nella vita e nella realtà. Concentrandoci ancora sulla visita straordinaria dell'angelo, osserviamo che questa fanciulla, seppure in un primo momento stranita, non esita a riconoscere in quel messaggero il latore di un divino messaggio e che pertanto in quella visione angelica viene raggiunta dalla presenza coinvolgente di Dio. La scorsa domenica avevamo commentato il tempo di avvento come il "venire" costante di Dio nella nostra vita anche al momento presente: Dio viene perché ci raggiunge con la sua presenza ordinaria e straordinaria e perché anche da parte nostra lo si accoglie deliberatamente e senza riserve. Ora, come non poter qualificare, in tal senso, Maria Immacolata come la prima donna dell'avvento? Questa semplicissima e sensibile fanciulla, già radicata nella fedeltà al Signore, si dispone all'incontro con il Signore che "viene" a lei nell'annuncio dell'angelo, che "verrà" prossimamente nel suo grembo vergineo come Figlio di Dio. Se l'avvento è arrivo e attesa, Maria attende Colui che arriva adesso come il "Dio forte" e che arriverà dopo come il Verbo di Dio e la sua attesa è intrisa di ottimismo e di speranza. La consapevolezza di essere stata concepita senza macchia di peccato genera in lei la fiducia che il Signore la sosterrà sempre e non la lascerà sola negli imprevisti e nelle pene che la gestazione stessa comporterà e la anima di coraggio nell'intraprendere la messa in atto del piano che Dio ha impostato su di lei. Maria Immacolata vive quindi l'avvento di Dio con estrema risolutezza e determinazione sia ponendosi in attitudine di umile ascolto sia muovendosi e animandosi nell'azione libera e consapevole per il suo Dio, che diventerà azione a vantaggio dell'umanità intera. |