Omelia (07-12-2012) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Isaia 29,22-23 D'ora in poi Giacobbe non dovrà più arrossire, il suo viso non impallidirà più, poiché vedendo i suoi figli l'opera delle mie mani tra loro, santificheranno il mio nome Is 29,22-23 Come vivere questa Parola? Un'immagine che definiremmo idilliaca ci veicola il messaggio biblico di oggi: una natura che si risveglia nel pieno rigoglio, portatori di handicap che vengono liberati dai loro disturbi, le varie forme di prevaricazione assorbite dal trionfante affermarsi di un regno all'insegna della giustizia! È l'avanzare di una salvezza che si annuncia imminente e sollecita all'attesa vigilante. Garante ne è Dio stesso, di cui la storia documenta abbondantemente gli interventi salvifici. In realtà è proprio su questa esperienza gioiosa di Dio, che il profeta richiama ad aprire gli occhi: come nei tempi antichi, Dio continua a interessarsi del suo popolo, di ogni uomo raggiunto dal suo amore preveniente e redentivo. La storia, questa nostra storia segnata da tante contraddizioni e negatività, resta l'alveo fecondo in cui lo si può sperimentare, perché il mistero dell'incarnazione l'attraversa con la sua potenza salvifica. L'Avvento ci richiama proprio a questo: Dio, nella persona di Gesù, ha percorso le nostre strade, ne conosce tutte le tortuosità, ne ha assaporato la fatica, il dolore, la stessa morte, non si è sottratto a nulla dell'esperienza umana, ma per innescare un processo di risalita che puntasse sul loro definitivo e totale superamento. Una meta che si staglia all'orizzonte, in un futuro affidato anche alle nostre mani. Non si tratta di compiere gesti clamorosi: bastano piccoli semi sparsi quotidianamente con ostinata perseveranza a far fiorire il deserto! E di questi semi non voglio essere avaro, cominciando a spargerli fin d'ora là dove vivo. In quel delicato arabesco che sono le beatitudini, hai disegnato, Signore, la via da seguire per costruire in mondo da cui fossero bandite tutte le negatività. Aiutami a incarnarle per dare lietamente e operosamente il mio apporto a questo mirabile impegno. La voce di una scrittrice e poetessa inglese L'animo mio non è vile, non trema alla tempesta che avvolge il mondo. Vedo scintillare gli splendori del cielo e uguale scintilla la fede che mi arma contro il terrore. Le mille credenze che muovono i cuori umani sono vane, spregevoli come secca gramigna, e inutile spuma nel mare sconfinato: troppo vane per far vacillare un cuore saldamente legato alla sua infinità, così fermamente ancorato alla salda roccia dell'immortalità. Emily Brontë |