Omelia (08-12-2012)
Agenzia SIR
Commento su Lc 1,26-38

Per annunciare la nascita di Giovanni l'angelo Gabriele va al tempio di Gerusalemme; per quella di Gesù va a Nazaret, terra secondaria e luogo dove finora "non era sorto alcun profeta". Dio sceglie ciò che è umile. La legge dell'incarnazione resta sempre quella del "Carmen Christo", l'inno Cristologico della lettera che Paolo scrisse ai Filippesi mentre era prigioniero a Roma e che rappresenta anche il vero inno alla gioia dei cristiani: Gesù "umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte".

A Gerusalemme, nel tempio, Dio non trova la fede; a Nazaret, lontano dal tempio e dal culto, Dio trova Maria, la serva del Signore, piena di grazia, di fede e di accoglienza. Se prima Dio abitava nel tempio, ora è Maria la sua dimora tra gli uomini; il Signore prende dimora in mezzo al popolo nuovo, la Chiesa. "Maria è così intrecciata nel grande mistero della Chiesa che lei e la Chiesa sono inseparabili come sono inseparabili lei e Cristo. Maria rispecchia la Chiesa, la anticipa nella sua persona e, in tutte le turbolenze che affliggono la Chiesa sofferente e faticante, ne rimane sempre la stella della salvezza. È lei il suo vero centro di cui ci fidiamo, anche se tanto spesso la sua periferia ci pesa sull'anima" (Benedetto XVI).

Il nome nuovo di Maria, "piena-di-grazia", dice che lei è la nuova Sion, è il resto santo di Israele, è la casa vivente di Dio, il quale non abita in edifici di pietra, ma nel cuore dell'uomo vivo, è il germoglio - il frutto finalmente dato dalla terra - dal quale viene l'albero della redenzione. Nell'umiltà della casa di Nazaret vive l'Israele santo, il resto puro. Perciò Maria è l'immacolata, la piena di grazia.

"Piena di grazia" è il nome più bello di Maria, nome che le ha dato Dio stesso, per indicare che è da sempre e per sempre l'amata, l'eletta, la prescelta per accogliere il dono più prezioso, Gesù, l'amore incarnato di Dio.

L'esitazione di Maria alle parole dell'angelo somiglia a quella di Abramo e di altre coppie della Bibbia alle quali fu annunciata una nascita impossibile all'uomo. La fede salvò Abramo dall'incredulità; la stessa fede salva Maria che accetta umilmente il disegno di Dio, anche se non riesce a comprenderne tutte le conseguenze. Su tutte, la conseguenza della croce e del dolore. Anche l'immagine dell'Addolorata, della Madre che condivide la sofferenza e l'amore, è una vera immagine dell'Immacolata.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca