Omelia (14-03-2004) |
don Mario Campisi |
Iniziativa di Dio e responsabilità dell'uomo La "scelta" e la "decisione" di fede si concretizzano operativamente nella conversione. Questo è il tema comune ai testi biblici di questa domenica. Con un gesto improvviso Dio chiama Mosè dal roveto che brucia senza consumarsi, sconvolgendo la sua vita di uomo ormai accasato, con un proprio lavoro e una propria famiglia. Si tratta di un gesto di predilazione, di amore, ma che rivoluziona l'asistenza di Mosè, poiché gli chiede di ritornare in Egitto, di affrontare il faraone, di liberare e guidare il popolo ebreo verso la terra promessa. Gesù, a sua volta, nel Vangelo di oggi ci ricorda il dovere urgente della conversione, e la grande responsabilità che viene a noi dai doni che ci ha dato. Così l'amore che egli ci porta, se rifiutato, diventa ragione della nostra condanna: "Se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo" (Lc 13,3). Il fico che cresce senza dare frutti, viene minacciato d'essere tagliato (vv. 6-7). E San Paolo ricorda l'esperienza del popolo ebreo nel suo cammino verso la terra promessa. Può accadere che siamo tentati di sostituire l'iniziativa di Dio con l'impegno dell'uomo. In realtà la libera iniziativa di Dio sveglia e sollecita l'iniziativa dell'uomo, le dà potenza. Come il sole, la luce, il calore, spingono un fiore a sbocciare, allo stesso modo l'intervento della grazia di Dio fa crescere l'uomo nel suo cammino di salvezza. Nell'ascolto e nella pratica della parola di Dio cresce e si compie la vera libertà dell'uomo. L'operare primario dell'uomo sta dunque nel rendersi disponibile alla verità. Il tempo di Quaresima - cammino verso la Pasqua - vuole essere questa preparazione attiva e libera per discernere ed accogliere ciò che Dio vorrà dirci, e condividerlo. sarà necessario, per questo, trovare qualche spazio di silenzio nella nostra giornata, riflettere un momento sui fatti che ci sono accaduti o su parole sentite, affinché si apra al nostro spirito il loro senso, e in esso quello che Dio vuole rivelarci. Anche una sventura può risultare rivelante. Chi si rivolge a noi, chi ci chiama, nella Rivelazione, pur in mille forme diverse, è Dio stesso, il Dio vivente. Egli si svela e ci chiama dandosi a noi in Gesù Cristo. In tutta la Quaresima meditiamo su Cristo "dato" a noi dal Padre, e che si "dona" a noi. L'intensità e la decisività di questa chiamata segnano la grandezza della nostra responsabilità. Non siamo chiamati a rispondere ad una voce qualsiasi, anonima, tra le molte possibili, bensì alla chiamata di Dio: Gesù Cristo è la Parola del Padre che si è fatta carne e perciò chiede a noi la risposta non semplicemente di una qualche azione, ma dell'intera persona. In questo rapporto non è messo in gioco un momento o un aspetto della nostra vita, ma il suo stesso destino. Di qui nasce la grande responsabilità del cristiano, la ragione più profonda e la misura del suo impegno nel tempo. Non è primariamente l'impegno degli altri - come scrisse don Primo Mazzolari nel suo libro "Impegno con Cristo" - che ci deve assorbire, e neppure la nostra sensibilità o il nostro immediato tornaconto, ma Dio stesso che nel suo amore si rivolge e si dona a noi. Un richiamo, questo, all'interno della chiesa ed anche del mondo contemporaneo contro la facile tentazione di regolare la propria vita primariamente secondo le esigenze della propria soggettività. |