Omelia (02-12-2012)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Geremia 33,14-16; Salmo 24/25; Prima Tessalonicesi 3,12 - 4,2; Luca 21,25-28.34-36.

Collocazione del brano

Incominciamo un nuovo anno liturgico. Durante questo nuovo anno ci accompagnerà il vangelo di Luca (anno C). Il tempo di avvento ci introduce al ricordo semrpe attuale dell'incarnazione del Verbo di Dio. La prima domenica di avvento però ci proietta già verso la seconda venuta di Cristo, quando verrà nella gloria.

In fondo è questo l'avvento più importante, quello a cui tutti si devono preparare. I vangeli sinottici parlano di questa venuta poco prima del racconto della passione di Cristo, si tratta della sua ultima predicazione. Lo stile è apocalittico: guerre, devastazioni, catastrofi naturali, distruzione del mondo. Non ci mettano troppa paura queste descrizioni catastrofiche, è uno stile orientale per ricordare che davanti a Cristo tutto assume un significato nuovo e anche il mondo, che sembra stabile ed eterno, avrà una fine, quando il Signore verrà a ridare un nuovo ordine a tutte le cose.

Anche in Luca Gesù inizia il discorso escatologico cogliendo l'occasione dalla lode che alcuni facevano del tempio di Gerusalemme. Gesù dice che questo tempio sarebbe stato distrutto (Lc 21,5-7). Vi sarebbero stati segni premonitori, quali guerre di un popolo contro l'altro, persecuzione dei discepoli di Cristo, (Lc 21, 8-19) l'assedio e la distruzione di Gerusalemme (Lc 21,20-24). Dopo le sofferenze causate dagli uomini, Gesù passa, nel brano di oggi a parlare degli eventi cosmici e della sua venuta nella gloria.

Lectio

25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti,

Anche il creato dunque non potrà essere insensibile alla venuta del Figlio dell'uomo. La descrizione è tipica dei discorsi apocalittici che annunciano e accompagnano l'intervento di Dio per il giudizio, un giudizio che riguarda tutto il creato, gli elementi materiali fanno cornice e partecipano alla sorte dell'umanità. Il sole, la luna e le stelle in Luca non vengono distrutti, ma portano in sé dei segni inquietanti. Il mare, che nella mentalità ebraica è simbolo del caos e incute paura, cercherà di uscire dai confini che il Signore gli aveva assegnato nella creazione (Giobbe 38,8-11). La reazione dell'umanità non può essere altro che la paura.

26 mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.

Una paura che porta alla morte, un'attesa angosciante di ciò che potrà accadere. Infatti le potenze dei cieli, cioè gli astri che con la loro organizzazione reggono in modo ordinato l'universo, saranno sconvolte e nulla più avrà il suo solito ordine.

27Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.

Gli sconvolgimenti cosmici annunciano la venuta del Figlio dell'Uomo. Qui come anche negli altri sinottici, Gesù utilizza la figura del personaggio misterioso di cui parla Daniele 7,13-14 (nella visione di Daniele si presenta davanti a un vegliardo e da lui riceve potere, gloria e regno). Il Figlio dell'uomo arriva su una nube.

La nube ricorda la Trasfigurazione (Lc 9,34), e l'Ascensione (At 1,9). Ci sono ancora dei punti in comune con l'episodio dell'Ascensione. L'angelo dice agli apostoli: "Questo Gesù che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo".

Il Figlio dell'uomo viene con potenza e gloria: attributi divini e sottolineano la signoria di Cristo ora diventata visibile.

28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina".

Mentre Marco associava la venuta di Cristo nella gloria con la raccolta di tutti gli eletti, Luca parla invece di liberazione. Luca parla a una comunità che sta soffrendo la persecuzione, l'incomprensione e la divisione anche all'interno della famiglia a causa del vangelo. Dunque Luca dona alcune parole di consolazione ai suoi uditori: la loro liberazione è vicina, non devono lasciarsi intimorire, ma possono ben alzare il capo, come uomini e donne liberi.

34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso;

La liturgia di oggi salta i versetti 29-33, in cui Luca riprende il paragone del fico, che abbiamo già letto nella 33a domenica del tempo ordinario in Marco.

Luca termina il discorso escatologico con l'esortazione a rimanere vigilanti. Infatti, anche se vi saranno diversi segni premonitori, il cristiano non deve lasciarsi andare alle cose che possono far appesantire il cuore e far perdere il desiderio dell'incontro con Gesù. Queste attività sono cose negative, come le dissipazioni e le ubriachezze, ma anche cose necessarie e positive, come gli affanni della vita. Anche questi però sono pericolosi se acquistano troppa importanza e fanno perdere di vista il fine ultimo della vita umana.

35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.

Se si perde di vista il senso della propria esistenza, se si allenta la tensione, il desiderio verso Dio, allora la Sua venuta sarà proprio come lo scattare di una trappola per uccelli. Questo discorso vale per tutta l'umanità e non solo per i discepoli di Cristo.

36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo".

Ecco dunque l'esortazione finale. Cosa deve fare l'uomo/la donna? Vegliare, cioè mantenere desta l'attenzione, vivere il quotidiano con uno sguardo sempre rivolto al futuro, alla volontà di Dio, all'incontro con Lui. Inoltre il discepolo di Cristo deve pregare, cioè mantenere vivo il contatto, il dialogo con Dio.

Questo lo aiuterà a vegliare e inoltre gli darà la forza di superare le difficoltà, la paura, le catastrofi che precedono la venuta del Figlio dell'uomo, e infine lo renderà degno di comparire davanti a Lui per il giudizio finale.

In questo modo il discorso sulle realtà ultime si concretizza in un insieme di raccomandazioni per il tempo presente. L'evangelista ci esorta a mantenere vivo il desiderio di incontrare Gesù, di pregare, di non lasciarsi andare a ubriachezze ma nemmeno di lasciarsi angosciare troppo dalle attività e dai problemi della vita quotidiana. Vi è una persona molto importante che un giorno incontreremo ed è necessario desiderare questo incontro, prepararsi ad esso con gioia.

Meditatio

- Quale è il mio atteggiamento nei confronti delle cose che finiscono?
- Quale è stata la mia reazione alla morte dei miei cari?
- Cosa mi aspetto dal mio incontro con Gesù nella gloria?
- Quali contenuti ha la mia preghiera?

Orazione colletta della 1a domenica di Avvento

Padre santo, che mantieni nei secoli le tue promesse, rialza il capo dell'umanità oppressa da tanti mali e
apri in nostri cuori alla speranza, perché sappiamo attendere senza turbamento il ritorno glorioso del
Cristo, giudice e salvatore. Egli è Dio...