Omelia (12-12-2012) |
Riccardo Ripoli |
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò Istintivamente andiamo verso le cose di cui abbiamo bisogno. Se abbiamo sete cerchiamo l'acqua, se abbiamo fame cerchiamo il cibo, se freddo i vestiti, se caldo il refrigerio. Se il nostro cuore ha bisogno di amore cerchiamo una compagna o un compagno, desideriamo un figlio, riscopriamo i valori dell'amicizia, stringiamo alleanze per la vita. Ma quando siete stanchi nel profondo, quando vi sentite traditi, avviliti per aver perso battaglie importanti, quando vi muore una persona cara o scoprite di avere una malattia inguaribile cosa fate? Cercate conforto da qualcuno, ma troppo grande è la vostra sete, il vostro bisogno di amore per potervi sentire appagati dalla consolazione umana. In questi momenti difficili che nella vita abbiamo tutti, qualcuno per caso, per seguire un consiglio, per ricordi d'infanzia, anche se non crede in Dio, alza gli occhi al cielo e in qualche modo prega. Parla con "quell'Omino che sta lassù", come dolcemente Lo chiamava la mia mamma, e chiede aiuto. Qualcuno parla di opportunismo, come a dire "ti rivolgi a Dio solo nel momento del bisogno, ipocrita", ma io direi diversamente "ti rivolgi a Dio, che bello". Pensate ad un genitore che ha cercato per anni ed anni di intaurare un dialogo con il proprio figlio senza riuscirci e questi se ne sia andato sulla sua strada, buona o cattiva che sia, ed un giorno questo ragazzo capisse che le uniche persone disposte ad aiutarlo ed amarlo incondizionatamente sono i suoi genitori, e tornasse da loro. Immedesimatevi in quei genitori, non sareste contenti di riabbracciarlo, di vedere, magari in fondo alla vostra o alla sua vita, fosse anche un attimo prima di esalare l'ultimo respiro, che vostro figlio ha capito quanto lo avete amato e chieda il vostro aiuto? Io aspetto una vita che i ragazzi tornino da me con un fardello pieno di tristezza per poteri riabbracciare, consolare, anche quando se ne vanno sbuffando, sbattendo la porta, inveendo contro tutti con il solo desiderio di libertà. E quando questo accade, vi assicuro, è la gioia più grande che si possa avere. Dio non è permaloso, se abbiamo bisogno di Lui accoglie le nostre preghiere, le fa proprie, ci consola e ci da quella pace necessaria per affrontare le più grandi sofferenze della vita. Pensate che cosa ha fatto in me. Dopo la morte della mia mamma ero disperato, l'unico aggancio che avevo era Dio. Nove mesi di preghiere e quando il Signore ha deciso che fosse il momento giusto, ecco l'incontro con Don Luigi e da lì la mia vita è cambiata. Se avessi dovuto pianificare al tavolino un qualche modo per ritrovare serenità, non avrei nemmeno immaginato che questa sarebbe stata la strada da percorrere. Al Signore ho chiesto di darmi ristoro, e Lui mi ha dato così tanta acqua per dissetarmi che la mia borraccia è sempre piena, più bevo, più essa si riempie perché io possa condividerla con altri. La forza di Dio è questa, se hai bisogno di amore Lui te ne da tantissimo, al punto che tu non possa fare a meno di condividerlo con gli altri per non scoppiare. Una volta che siete in pace con voi stessi, donate questa pace agli altri. Siete stati ristorati, amati, accuditi, fate lo stesso con coloro che incontrate e non pensate di essere troppo piccoli per poter aiutare il prossimo, o troppo grandi per non potervi abbassare per dare un bacio ad un bambino, perché per ogni carezza che sarete la vostra borraccia si colmerà e riceverete mille carezze da Dio. La mia vita è così da sempre. |