Omelia (13-12-2012)
Riccardo Ripoli
Chi ha orecchi intenda

Quanto è vero il detto "non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire".
Come è difficile farsi ascoltare. Non dico condividere le idee, non dico farsi seguire, anche solo farsi ascoltare.
Le persone si tappano le orecchie quando si parla di affido, ma gremiscono le sale se si parla di salute. Parlare di principi è come gettare nel vento un po' di cenere. Anche distribuire un volantino per un'iniziativa diventa un'impresa perché le persone ti guardano male, come se tu volessi togliere loro qualcosa. Alla televisione guardiamo il grande fratello o trasmissioni che parlano dei fatti intimi dei vip, ma cambiamo subito canale se c'è una trasmissione che affronta problematiche quali l'abuso, l'affido, la solidarietà, l'amore disinteressato.
Costoro sono gli stessi che poi brontolano perché il mondo va a rotoli, perché non ci sono più valori, perché un ragazzo giovane non cede il posto ad un anziano sull'autobus. Ma se noi stessi non ascoltiamo chi vuole parlarci con il cuore in mano, se non accettiamo un confronto, se non iniziamo un cammino di riflessione interna, a prescindere dalla Fede, come possiamo sperare che il mondo vada bene, che ci sia amore se non siamo noi a darlo, che ci sia solidarietà se ci tiriamo indietro davanti ai bisogni di chi soffre.
Quanta ipocrisia, anche perché se siamo noi ad aver bisogno, come pretendiamo che gli altri ci aiutino, ascoltino le nostre lamentele e richieste?
Basterebbe fermarsi un attimo ad ascoltare chi ti vuole parlare di affido, povertà, amore verso il prossimo, confrontarsi.
Come è bello lo scambio di opinioni tra chi ha Fede e chi non crede, tra due diversi modi di vedere il mondo e la vita, uno scambio composto, ognuno attento alle parole dell'altro, ascoltare e non solo sentire, interiorizzare quelle parole e trasformarle in pensieri e riflessioni. Anche se ognuno dovesse restare della propria idea, sarebbe comunque un arricchimento sapere come si può vedere l problema da un'altra angolazione. Capire il punto di vista degli altri è utile per migliorare ogni rapporto.
Invece ci chiudiamo a riccio, non permettiamo che entri dentro di noi un filo di luce, ci accontentiamo di vedere nella penombra per paura di scombussolare la nostra esistenza.
Certo, è più facile tapparsi le orecchie se vi racconto che un bambino è stato abusato da sua madre per cinque anni della sua vita, o se vi dico che i comuni non mettono in sicurezza i bambini per il loro tornaconto politico ed economico, o se un bambino viene picchiato ogni giorno. Ascoltare vorrebbe dire soffrire, significherebbe sentire l'impulso di fare qualcosa, di sporcarsi le mani, di combattere contro i compagni di partito, di scoprire che il mondo rosa dei negozi illuminati a festa non è il vero Natale che è gioia per chi ha denaro, casa, famiglia, ma è sofferenza per chi vede i suoi compagni di scuola con mille regali che parlano di ferie in montagna o posti esotici, mentre per lui Natale sarà un altro giorno di sofferenza.
Che vi importa? Tanto mica tocca voi. Tanto non sono i vostri figli ad essere violentati, non sono loro a fare la fame. Non combattere ci fa stare sereni, non ci fa litigare con chi potrebbe farci qualche favore.
Quanta ipocrisia, riuscite solo ad ascoltare il vostro egoismo mentre tanti bambini soffrono le pene dell'inferno.
Basterebbe poco, non pensate che parli di soldi, per cambiare il mondo. Basterebbe che uniti domandessimo spiegazioni a tutti i comuni come mai la legge sull'affido preveda di fare promozione all'affido e non viene fatta quasi in nessun posto.
Nessuno vi accusa se non fate della vostra vita una canzone continua d'amore per gli altri, scelte diverse, carattere, problematiche possono impedire una qualche attività, ma da lì a non fare nulla c'è tanta differenza.
Anche solo ritirare un volantino di un'iniziativa promossa da chi si occupa di alleviare le sofferenze alle persone, donare un sorriso, interessarsi cinque secondi al l'impegno di chi ve lo sta consegnando, donare un complimento è già fare tantissimo perché dà la carica, sprona a continuare sulla strada perseguita.
Invece no, si passa lontani, si guarda di traverso, si prende il volantino e si getta per terra vicino a chi te lo ha consegnato.
Nessuno vi giudica, ma voi stessi dovreste guardare il vostro comportamento e cominciare a cambiare.
Fare anche poco è già un grandissimo passo verso un miglioramento della propria vita e di quella degli altri.