Omelia (16-12-2012) |
mons. Antonio Riboldi |
Maestro, che dobbiamo fare? Ci avviciniamo sempre di più verso il Santo Natale: grande Festa, che dà inizio ad un mondo nuovo. Un mondo, non solo in cui Gesù torna ad essere tra di noi, ma ci invita ad impostare la vita come un'attesa, 'avvento', a quella vita eterna con Lui, che fin dall'eternità il Padre aveva progettato per ognuno di noi, per ogni uomo apparso sulla terra. Scriveva don Tonino Bello: 'E' Avvento! Ricordiamoci che Gesù è venuto sulla terra. Dio ha detto: 'Basta! Non voglio stare così solo, voglio scendere a contatto con l'uomo'. Si è fatto uomo. Ha sposato una ragazza bellissima, che è l'umanità. Dio si è come innamorato di questa ragazza che siamo noi. Ha detto: 'La voglio sposare'. E dinnanzi alla sua creatura, che opponeva resistenza ha detto: 'Non ti preoccupare. Ti purifico io. Anche se hai delle macchie sul volto, te le tolgo io. Anche quando sarai molto grande e vecchia, appesantita dagli anni e dal peccato, ogni giorno verrò a toglierti ogni macchia e ogni ruga dal volto. Ogni giorno diventerai più giovane. Ti farò splendente. Ci vuole bene il Signore, tanto bene da morire. Nell'Avvento che stiamo vivendo c'è tutto questo, se gli faremo spazio. Gesù è venuto e non si stanca mai di venire. Viene anche adesso. Ogni giorno. Viene nella comunità. È presente tutte le volte che ci uniamo in Nome Suo. Facciamo in modo di non mancare alla Sua chiamata. Almeno la Domenica. Vuole dirci che ci vuole bene e basta. Non vuole niente da noi. Vuole soltanto dare tutto l'amore che porta nel Cuore. Il Signore viene anche nella Sua Parola. Facciamo il proposito in questo Avvento di leggere un brano del Suo Vangelo, perché non conosciamo bene la Sua Parola. Ci ha mandato nel Vangelo una lettera di amore. Una lettera bellissima e tanti di noi la mettono nel cassetto, senza aprirla. Se invece viviamo ciò che Lui è venuto a dirci, la nostra vita cambierà. La nostra vita cambierà. Ricordiamoci sempre: è davvero sorprendente come la gente, allora, vedeva in Giovanni chi annunciava la notte dell'umanità, per l'imminente attesa del Messia, e giustamente chiedeva: 'Che dobbiamo fare?'. Una domanda che sorge in chiunque senta il bisogno che Dio nasca in noi. Sappiamo tutti come stiamo vivendo un momento di grave crisi economica e familiare, che fa soffrire tante persone. Ogni famiglia spera che sorga chi sappia indicare ed attuare non solo una via lavorativa, ma ancor più sappia 'realizzare' una vita di serenità. Ma chi si affida solo alle offerte effimere del mondo, avrà momenti solo di vaga ed incerta serenità, che può tramontare con estrema facilità. Ecco dunque il bisogno di qualcuno che indichi la via della sapienza dello Spirito. Giovanni Battista, che Dio aveva mandato come colui che doveva preparare l'avvento del Messia, invita con chiarezza ad una forse più dura conquista, ma sicuramente sicura e duratura: cambiare stile di vita. "In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: 'Che cosa dobbiamo fare?'. Rispondeva loro: 'Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto'. Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: Maestro, che cosa dobbiamo fare? Ed egli disse loro: 'Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato'. Lo interrogavano anche alcuni soldati: 'E noi, che cosa dobbiamo fare?'. Rispose loro: 'Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe'. Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti, dicendo: 'Io vi battezzo con acqua, ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile'. Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo". (Lc 3, 10- 18) Commentava il grande e buon Giovam1i XXIII: "Gesù sta nascendo a Betlemme come Redentore dell'umanità tutta intera. Additandolo alle folle sitibonde di luce e di interiore consolazione, Giovanni il Battista diceva di Lui: 'Ecco colui che toglie i peccati del mondo'. È la prima e grande benedizione del Natale, questa! Ciascun uomo si purifica, vede chiaro innanzi a sé, si dispone a servire più compiutamente alle sue responsabilità, non sorretto da altro ideale che non sia questo: o Redentore, o Redentore! Gesù che nasce è tutta la nostra gloria. Lui dà la grandezza al suo popolo. Senza di Lui la vita umana è un gemito di popoli e di singoli, gemito di chi invano si strugge verso una robusta edificazione individuale e sociale. Così ieri, così per l'avvenire. Le costruzioni che non hanno in Gesù la pietra fondamentale, non accettano la Parola e la Redenzione da Lui compita, sono destinate tutte, al primo vento, a cedere e perire. Gesù che nasce è veramente la nostra Pace. Non è dei 'potenti' vedere la grandezza di quel Bambino nella grotta. Solo gli umili, invece, chiamati e condotti a Lui dalla fede, ne riconoscono la forza e lo adorano. Pensateci bene, o fratelli. Gesù, che ci redime, dà la gloria, che ci dà la Pace, e veramente a tutti". Non resta a noi, in questi giorni, che preparare il nostro presepio nell'anima, in modo che Gesù trovi il posto dove nascere. Sarà il nostro cuore, fragile e povero, come è il presepio. Ma è proprio negli umili e miseri, che Dio davvero trova il suo posto. Ve lo auguro di cuore. Siamo tutti bisognosi di trovare finalmente la Gioia vera e la Pace duratura, Gesù. Ma occorre preparare la nostra grotta per ospitarLo. È lì e solo lì, che sentiremo il canto degli Angeli: 'Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama'. E noi vogliamo essere tra questi. |