Omelia (16-12-2012) |
don Luigi Trapelli |
Che cosa dobbiamo fare? Che cosa dobbiamo fare? E' il grido che le folle, i pubblicani e i soldati, rivolgono a Giovanni il Battista. E' una domanda che molte volte mi pongo. Per essere cristiano, cosa devo fare? E' chiaro che, se noi ci guardessimo attorno, troveremmo delle risposte a volte scontate. La gente sostiene che, per riuscire nella vita, bisogna avere più denaro, più potere, più soldi. Sempre di più. Per essere cristiano, Giovanni suggerisce non un più, ma un meno o meglio vivere la nostra vita condividendo, non rubando, non essendo violenti. Ossia fare le cose di sempre, ma con grande umiltà, perché l'accoglienza nasce sempre dalle piccole cose. Giovanni ci invita a vivere il nostro lavoro ma in modo diverso, ossia con onestà, senza pretendere troppo dagli altri. Essere persone miti, anche se in un mondo di lupi. La vera conversione nasce dalle piccole cose di ogni giorno; chi è attento alle piccole cose, vive i grandi traguardi della vita. Non ha senso proclamare grandi cose, ma poi non riuscire a metterle in pratica. Prima di andare missionario, vivi nella tua famiglia la missione e allora potrai andare in Africa! La gente stava pensando che fosse Giovanni il Messia, ma Giovanni subito interviene dicendo che arriverà il vero Messia e battezzerà con lo Spirito Santo e il fuoco: il giudizio e la salvezza insieme. Un fuoco che ti brucia, ti mette in crisi, scardina le tue sicurezze. Lui, Giovanni, può solo sciogliere il legaccio dei sandali di Cristo, anzi non è nemmeno degno di questo. E' Gesù che setaccerà il grano per espellere la pula quale giudizio finale, invitando ogni uomo alla conversione. La terza domenica di avvento è la domenica della gioia e le altre letture di questa domenica lo testimoniano. Noi siamo invitati oggi a rallegrarci sempre nel Signore perché, come dice San Paolo, la nostra gioia sia nota a tutti. La fede cristiana è una gioia autentica e vera. Non una gioia sciocca, perché scaturisce da un incontro vero con Gesù. Una gioia che capisco a partire dalla sofferenza, perché la gioia si gusta maggiormente solo se si riesce a superare una fatica, una tristezza. Solo in quel momento comprendiamo cosa significhi una conversione vera, capace di cambiare la nostra vita. Noi siamo persone profondamente amate da Dio, da Lui stimate e questo è il primo cammino di fede e di conversione. Siamo chiamati ad accogliere con gioia questo Dio. Un Dio che viene a donare a tutti una lieta notizia, anche se stiamo vivendo realtà tristi e difficili e magari non sappiamo dove sbattere la testa. Specie in questi momenti di crisi economica... Perché viene in mezzo a noi il Dio della gioia. Buona domenica e buona settimana a tutti. |