Omelia (16-12-2012)
padre Ermes Ronchi
Gesù accende la vita e la rende felice

Un Vangelo di compor­tamenti concreti, un ritorno al semplice quotidiano, dopo i voli sul ve­nire di Dio per monti e burro­ni; un ritorno alle nostre rela­zioni interpersonali come strada per il venire di Dio nel mondo. Infatti il modo con cui ci rivolgiamo agli uomini rag­giunge Dio. Ogni nostro gesto umano apre finestre sull'infi­nito.
Giovanni il Battista propone tre regole. La prima: chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto. Una regola d'oro, che da sola basterebbe a cambiare la faccia della ter­ra: condivisione. Un piccolis­simo verbo: «dare qualcosa», in cui si riassume il gesto sul quale saremo giudicati (cfr Matteo 25). La nuova legge di un altro mercato, che si può semplificare così: ciò che io ho, e tu non hai, lo condivido con te. Invece dell'accumulo, il do­no; invece dello spreco la sobrietà. Perché tu vali quanto me, anzi di più. C'è tanto pa­ne nel mondo che, a condivi­derlo, basterebbe per tutti. A non sprecarlo, sazierebbe la fame di tutti. La prima regola per il nostro abitare la terra: prenderci cura gli uni degli al­tri.
La seconda regola: Non esige­te nulla di più di quanto vi è stato fissato. Così semplice da sembrare scontata: il ritorno dell'onestà, l'insurrezione de­gli onesti, come salvezza del­la storia comune. Non esigete nulla di più: perché la cupidi­gia di denaro è l'idolo assolu­to, l'insaziabilità è la radice di ogni corruzione: deridere le leggi, sfruttare le persone, ven­dersi per denaro. Giovanni co­nosce la strada buona: pren­dersi cura dell'onestà, sempli­cemente; ricominciare dalla legalità, con tenacia, ma a par­tire da me e dai miei compor­tamenti più minuti: onesto perfino nelle piccole cose.
La terza regola è per i soldati, per chi ha ruoli di autorità e di forza, in tutti i campi: non maltrattate e non estorcete niente a nessuno. Non appro­fittate del ruolo per umiliare; non abusate della vostra forza per far piangere. Sempre lo stesso principio: prima le per­sone, prima il rispetto: che è guardare negli occhi l'altro, al­zarsi in piedi davanti a lui, sempre, come davanti a un principe. La bestemmia è met­tere le cose prima delle perso­ne.
Viene uno più forte di me e vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. È il più forte, Gesù, per­ché è l'unico che parla al cuo­re. E lo segui. È il più forte, per­ché è l'unico che «battezza nel fuoco», ha la forza del fuoco che trasforma le cose, che è la morte delle cose morte e la lo­ro resurrezione, nella luce e nel calore.
Gesù ha acceso milioni e mi­lioni di vite, le ha accese e re­se felici. Questo fa di lui il più forte. E il più amato.