Omelia (25-12-2012)
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COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Mons. Remo Bonola

Introduzione. Il Natale è allo stesso tempo un mistero di Luce, ma anche mistero di rifiuto della Luce.
1. Un mistero di Luce: " Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una Luce rifulse [...] poiché un Bambino è nato per noi [...] sulle spalle è il segno della sovranità [...] ed è chiamato: Principe della pace". (1ª lettura 1ª S. Messa).
"Veniva nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo" (3ª lettura 3ª S. Messa).

Il Natale cristiano, a dispetto di quello presentatoci in questi giorni dagli spot televisivi, è racchiuso tutto in queste scarne battute. Vediamo di focalizzarne gli aspetti più importanti:
1. Quando irrompe questa Luce nella storia? Risposta, quando:
1. Era imperatore a Roma Cesare Augusto;
2. Era governatore della Siria, Quirino sotto la cui autorità si fece il censimento ordinato da Roma;
3. Era re della Giudea Erode il Grande.
Riflessione. < Dio entra nella creazione con la piccola anima candida del bambino [...] Il pensiero di Lui mi rinfresca l'anima che il vento arido e atroce del mondo dissecca [...]>. (Giuseppe Capograssi così scriveva il 25 dicembre 1918 alla fidanzata Giulia, lui destinato a diventare uno dei più grandi filosofi del diritto e nel 1954 giudice della Corte Costituzionale).
2. Dove irrompe questa Luce? Risposta. A Betlemme di Giudea così come avevano predetto fin dall'antichità tutti i profeti.
Riflessione. Il giornalista Cesare Angelini così esprimeva il valore e l'importanza della nascita di Gesù a Betlemme: < Un poeta greco Epitteto, ha scritto: < Infelice l'uomo che muore senza aver salito i gradini dell'Acropoli>; noi possiamo capovolgere questa frase così: < Infelice l'uomo che muore senza aver disceso i gradini della grotta di Betlemme>.
La lezione di Betlemme, casa del pane è questa: si nutre sostanzialmente, soltanto chi ha l'umiltà di scendere dal proprio piedistallo, per incontrarsi con la povertà e la semplicità del Bambino di Betlemme.
3. Chi è questa Luce? La risposta ce la danno in modo esauriente il profeta Isaia, l'Apostolo Paolo e l'Evangelista Giovanni. Questa Luce abbagliante si identifica con Cristo Gesù, irradiazione della gloria e impronta della sostanza stessa di Dio (cfr. Eb. 1,1-6). Egli:
1. E' la Luce che irrompe sulla terra tenebrosa, cioè in una situazione di peccato, che investe tutti gli uomini;
2. E' la grazia (personificata) apportatrice di salvezza per tutti. E' il nostro Grande Dio e Salvatore, scrive S. Paolo al suo discepolo vescovo Tito. (2ª lettura 1ª S. Messa);
3. Ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga e sia zelante nelle opere buone.
Riflessione. Giovanni Testori giunto alla fede cattolica dopo un lungo travaglio spirituale, così commenta il Natale: < Cos'è stato, cos'è e cosa sarà il Natale nella storia dura e travagliata dell'uomo e dell'universo? E' stato, è e sarà per sempre il punto in cui Dio ha deciso di incarnarsi, di assumere cioè per amore di noi la nostra stessa carne [...] Con il Natale Dio ha ricongiunto il nostro limite alla sua infinitezza [...]>. (Corriere della Sera 24.12.1978).
4. Cosa esige da noi questa Luce? La risposa la offre l'Apostolo Paolo, al suo discepolo vescovo di Creta, Tito, al quale (e a tutti noi) suggerisce di:
1. Rinnegare l'empietà e i desideri mondani. (NB: Empietà = vivere con atteggiamenti e scelte irreligiose fatte con malizia);
2. Vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, in attesa della gloria futura.
Il vescovo S. Gregorio di Nissa ci dà anche le ragioni teologiche di queste proposte cristiane. Egli dice infatti che Cristo Gesù è venuto in mezzo a noi per liberarci, per sciogliere le catene del peccato, per affrancarci dalla schiavitù del male. (cfr. Grande Catechesi di S. Gregorio di Nissa cap. 14-15).
E noi siamo liberi, sciolti e affrancati nella misura che rinunziamo a scelte irreligiose e viviamo con santità ogni giorno.
1. Un mistero di rifiuto: "Non c'era posto per loro nell'albergo [...]."(3ª lettura 1ª S. Messa).
"La Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta [...]" "Venne tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto".

Riflessione. L'irruzione del Figlio di Dio nella storia, comincia proprio male: con un gran rifiuto dettato dalla distrazione, dall'incomprensione e dall'egoismo degli uomini di quel tempo.
Ma noi non siamo da meno, perché non solo il Natale, ma tutto il Cristianesimo lascia gran parte dell'umanità ostile o indifferente. Tuttavia non mancano voci di consenso, come il caso di quella del saggista e storico anarcoide Alfredo Oriani (1852-1909), il quale ha scritto: < Cristo ha sollevato il mondo e lo domina ancora; Egli è tutta l'umanità, il solo Dio che il cuore umano possa amare. Nessuno sa sottrarsi all'incanto della sua persona [...] lungamente Egli sarà il Dio di tutti quelli che credono, perché soffrono e soffrono perché sono buoni [...] invece lungi e oltre i suoi confini, né la poesia, né la scienza moderna seppero crescere un fiore>.
Conclusione. La lezione del Natale è la lezione dell'amore: < La miseria di Gesù nella mangiatoia è la sua potenza. Nella potenza dell'amore Egli supera l'abisso tra Dio e l'uomo>. (D. Bonhoeffer)