Omelia (21-12-2012) |
Riccardo Ripoli |
Il bambino le sussultò nel grembo Per noi uomini è una gioia ascoltare i primi movimenti dei nostri figli provenienti dal grembo materno, ma penso che per una donna ogni singola mossa del bambino nel proprio ventre per quei nove mesi sia una delle gioie più grandi che si possano immaginare. Dono più bello alle donne non poteva essere fatto da Dio, il dono della maternità. Nell'accoglienza di un bambino che non è tuo, nell'affidamento di un bimbo che proviene da situazioni familiari di disagio la gioa dell'attesa vale quanto una maternità, ogni singola informazione è accolta e interiorizzata, fervono i preparativi per la sua entrata in famiglia, lo si comincia a chiamare per nome e se ne parla agli amici sottovoce, quasi a non voler disturbare il suo ingresso nella nostra vita. Poco importa se questa "nascita" è a tempo, poco importa se ha già due genitori, poco importa se ha un passato burrascoso, poco importa se dovremo confrontarci con altri per la sua educazione, è comunque un nuovo arrivo, una rinascita di questo bambino, l'inizio di un percorso nuovo e pieno di sorprese, speranze, attese. Non c'è donna o uomo che non sia capace di fare il genitore, e non c'è donna o uomo che non sia capace di accogliere un bambino in affidamento. Essere papà o mamma non ti viene insegnato a scuola, basta metterci tutto l'amore di cui siamo capaci, lasciarsi consigliare da chi ha già vissuto l'esperienza di genitori, aspettarsi di fare degli errori ed imparare pian piano a rimediare e sbagliare sempre meno. La stessa cosa vale per l'affidamento. I bambini che arrivano sono pulcini scarruffati, come i neonati. Sono desiderosi di amore e di coccole, come i neonati. Necessitano di attenzioni e di monitoraggio continuo ma in dissolvenza, come i neonati. Devono imparare a camminare sulla strada della vita, come i neonati. Devono imparare le regole, l'educazione, farsi una cultura, come i neonati. prenderanno la loro strada una volta che le loro ali saranno in grado di sostenere il loro volo, come i neonati. Un bambino in affidamento non ci appartiene, proprio come un figlio nato dal nostro ventre perché appartiene a Dio e per entrambi siamo affidatari in nome Suo, uno Padre. |