Omelia (23-12-2012) |
don Roberto Rossi |
Maria, piccola donna, mamma del Signore In preparazione al S. Natale in questo anno della fede, sentiamo in tutta la loro profondità le parole di Elisabetta rivolte a Maria Ss. La piccola Maria sente il grembo crescere, in quella poesia e magia che solo le donne, somiglianti a Dio, possono vivere. Il Verbo cresce dentro di lei e con la Parola fatta carne crescono anche i tentennamenti. Maria sale da Elisabetta: forse lei saprà darle una risposta definitiva, forse lei saprà dirle che sì, è tutto vero. E accade. Elisabetta riconosce la piccola Maria (ormai si è fatta donna) e capisce. La pagina di Luca è un capolavoro: l'incontro fra le due donne nel Vangelo è tutto un sussulto. Giovanni Battista riconosce il Messia dal grembo e scalcia; Elisabetta, anziana, vede imprevedibilmente realizzato il suo sogno di maternità e fa i complimenti alla piccola Maria. Maria, ancora scossa da quanto le è successo, comincia a cantare e a fare i complimenti a Dio che salva lei e noi. Nelle loro parole avvertiamo la tensione, lo stupore, l'inaudito che si realizza. È vero, allora: Dio ha scelto di venire, Dio si rende presente, Dio - il Dio d'Israele - è qui. E questo scatena la gioia, contagia, stupisce... Allora capii - scrive Carlo Carretto - perché la cugina Elisabetta, che Maria era andata a trovare dopo quei fatti (si esce sempre volentieri dal proprio ambiente quando si è col ventre grosso e gli occhi dei vicini ti guardano in una certa maniera puritana), avesse potuto dire al termine del racconto che Maria le aveva fatto: «Beata te che hai creduto».Sì, veramente beata! Maria, ci vuole coraggio a credere a queste cose! È difficile per noi credere a quello che dici testimoniandoci che quel figlio non è frutto di un'avventura notturna che non vuoi spiegare. Ma è difficile soprattutto per te! «Beata te che hai creduto». È il massimo che si può dire ad una ragazzina semplice, umile, povera, che ha avuto la ventura di parlare con gli angeli, lei che è un nulla, e che si è sentita dire che dovrà avere un figlio che sarà il Santo e figlio dell'Altissimo. «Beata te che hai creduto, Maria». Non è facile credere! Non è cosi, Maria? Non è cosi anche per te? Non c'è fatica più grande sulla terra della fatica di credere, sperare, amare: tu lo sai. Aveva ragione tua cugina Elisabetta a dirti: «Beata te che hai creduto!» Si, Maria, beata te che hai creduto. Beata te che mi aiuti a credere, beata te che hai avuto la forza di accettare tutto il mistero della Natività e di avere avuto il coraggio di prestare il tuo corpo ad un simile avvenimento che non ha limiti nella sua grandiosità e nella sua inverosimile piccolezza. Nell'incarnazione gli estremi si sono toccati e l'infinitamente lontano si è fatto l'infinitamente vicino, e l'infinitamente potente si è fatto l'infinitamente povero. Maria, capisci cosa hai fatto? Sei riuscita a star ferma sotto il peso di un mistero senza confini. Sei riuscita a non tremare davanti alla luce dell'Eterno che cercava il tuo ventre come casa per riscaldarsi. Sei riuscita a non morire di paura davanti al ghigno di Satana che ti diceva che era cosa impossibile che la trascendenza di Dio potesse incarnarsi nella sporcizia dell'umanità. Che coraggio, Maria! Solo la tua umiltà poteva aiutarti a sopportare simile urto di luce e di tenebra. Anche oggi "Beata" ogni persona che crede a Dio, al suo amore, alla sua opera di salvezza e rende testimonianza della propria fede. Beati anche noi quando crediamo! |