Omelia (23-12-2012)
don Luca Orlando Russo
Benedetta tu fra le donne

Oggi, quarta domenica di Avvento, la liturgia della Parola ci presenta l'incontro tra Maria ed Elisabetta, entrambe testimoni della fecondità di Dio e della sua straordinaria potenza vitale. Sia Elisabetta che Maria hanno fatto esperienza della fedeltà di Dio alle sue promesse, quelle fatte ad Abramo e rinnovate nel corso dei secoli mediante i profeti, a partire da Mosè. Dio ha guardato all'umiltà di Maria, sua serva, e si è degnato di togliere la vergogna di Elisabetta tra gli uomini, Dio ha visitato la vita di Maria e di Elisabetta ricolmandole dei suoi doni. Maria ed Elisabetta, in altri termini, hanno fatto esperienza diretta della benedizione di Dio
Tutto questo ci rimanda inevitabilmente ad una riflessione sul significato del verbo benedire, che ricorre nel testo evangelico di questa ultima domenica di avvento.
Benedire nella tradizione biblica, innanzitutto, significa dire bene di qualcuno, lodare, complimentarsi e, poi, significa dire bene a qualcuno ovvero augurare. La benedizione come lode fa riferimento ad una realtà attuale, mentre la benedizione come augurio chiama in causa ed impegna il futuro. Il significato augurale della benedizione, il benedire è esercitare sovranità sulla storia di qualcuno, impegnare e decidere il futuro. L'ebreo usa spesso questo verbo nella vita e l'amore accompagna le persone amate con il suo augurio, la sua benedizione, ne desidera il successo.
Già da queste piccole riflessioni possiamo capire che, pur essendoci tanti motivi per benedirci gli uni gli altri, lodarci e complimentarci, augurarci tutto il bene possibile gli uni gli altri, noi ci benediciamo così poco a causa dello scarso amore che c'è tra di noi.
La benedizione non può fiorire sulle labbra di chi ha il cuore colmo di invidia, di gelosia, di rivalità e non è disposto a riconoscere e a desiderare tutto il bene possibile per l'altro. la benedizione, al contrario, fiorisce, laddove regna quando non si ha paura di riconoscere le doti di chi mi sta di fronte, quando il cuore è colmo di simpatia e di benevolenza, quando si desidera il successo e la crescita dell'altro e per lui faccio il tifo. In un ambiente di profonda solidarietà la benedizione fiocca.
Queste riflessioni ci conducono alla cosa più importante: solo Dio sa e può benedire e la sua è, quando si tratta di augurare, è una benedizione che non fa cilecca. Se l'uomo può augurare, ma non ha alcun potere sul futuro, a Dio niente e nessuno possono impedire di realizzare ciò che egli desidera. Pertanto, se l'uomo l'accoglie, la benedizione di Dio è infallibile e, in questo senso, Dio è l'unico veramente capace di benedire. A differenza della benedizione dell'uomo che resta pur sempre un augurio a cui si può rispondere solo: «Speriamo che sia o che vada così», la parola di Dio è una benedizione sicura che impegna il futuro e lo impegna in modo creativo. Chi può mettere lo sgambetto alla benedizione di Dio?
Elisabetta, piena di Spirito Santo, benedice Maria e il frutto del suo grembo e Maria benedice con il magnificat Dio. La benedizione di Dio ha innescato un circuito di benedizioni che rendono la vita degna di essere vissuta. Nessuno di noi è escluso dalla benedizione, non la rifiutiamo e anche sulle nostre labbra fiorirà abbondante la benedizione verso Dio e verso gli altri.
Buona domenica!