Omelia (06-01-2013) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Isaia 60,1-6; Salmo 71; Efesini 3,2 - 3a.5-6; Matteo 2,1-12 Con questa festa "della manifestazione del Signore"si conclude il tempo liturgico del Natale iniziato con la Veglia del 24 dicembre, quando abbiamo rivissuto l'Incarnazione di Cristo attraverso la sua nascita per mezzo di Maria; abbiamo poi contemplato la vita della sacra famiglia di Nazaret, le sue gioie e i suoi grandi dolori, abbiamo esaltato e venerato il nome di Maria santissima madre di Dio. Nei primi secoli d.C. si celebravano le tre feste: Natale, Epifania e rivelazione del Figlio di Dio, Battesimo di Gesù al Giordano, il 6 gennaio con una festa unica. Successivamente la Chiesa occidentale ha distinto il natale fissandone la data al 25 dicembre e la manifestazione del Signore al 6 gennaio. Epifania è termine che deriva dal verbo greco "epiphanio" che significa "io manifesto, io rivelo" Infatti noi nel natale conosciamo il volto di Gesù, il suo nome e la sua missione, ma nell'epifania comprendiamo che la sua venuta nel mondo ha un significato universale. Il Dio con noi- l'Emanuele - che viene per ciascuno di noi e che quindi sentiamo come una persona nostra, un amico venuto per la mia salvezza diventa il Dio che con la sua missione è rivolto al mondo intero per far conoscere a tutti gli uomini Dio Padre. All'Epifania prendiamo atto che la nascita di Gesù è un progetto di alleanza per tutti i popoli della terra, per le future generazioni. Le quattro letture di questa liturgia contengono lo stesso messaggio, soltanto si rivolgono a popolazioni diverse. Nella prima lettura il profeta Isaia ricorda una visione di Gerusalemme che all'alba viene illuminata dalla luce del sole e risplende mentre la nebbia invade le due valli circostanti e, questa visione di contrasto di luce e ombra, il profeta la proietta in un tempo futuro, applicandolo alla salvezza che come un vestito di luce adorna Gerusalemme mèta dei popoli della terra che portano doni di abbondanza al Tempio dell'unico Dio. Tutti i profeti hanno annunciato che i popoli della terra e tutte le nazioni verranno a Gerusalemme dopo l'esilio in Babilonia, tutti i suoi figli torneranno e le sue figlie saranno portate in braccio, Gerusalemme sarà gloriosa perché è il simbolo della fede. Con il salmo responsoriale il salmista illustra la regalità di Cristo e la magnificenza del suo regno che sarà di giustizia, di pace e di prosperità. Nella seconda lettura l'apostolo Paolo proclama con forza il consolante mistero attraverso il quale tutti gli uomini della terra senza esclusione sono chiamati per mezzo di Cristo Gesù alla salvezza. Il vangelo di Matteo ci presenta la venuta dei Magi a Gerusalemme per la ricerca di quel bambino di cui avevano sentito che era nato, per adorarlo. Bambino che lo stesso Erode cercava e convocati i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo chiese se conoscevano il luogo esatto della sua nascita. Risposero che era nato a Betlemme in giudea come avevano detto i profeti, allora chiese ai Magi di andare a cercarlo e poi di riferirgli dove si trovasse per poterlo a sua volta andare ad adorarlo. I Magi videro la stella che li guidò a Betlemme dove, nella casa, trovarono il bambino con sua madre. Lo adorarono e offrirono a lui oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno dall'angelo tornarono ai loro paesi per un'altra via. Si parla di una stella, di tre Magi, gli si dà anche un nome, ma in realtà si sa solo che venivano dall'oriente, cioè non facevano parte del popolo che il Cristo si era scelto per venire al mondo. I Magi non erano altro che dei ricercatori che, saputo di un avvenimento grandioso, volevano cercare di comprendere che cosa significasse. Quanti cercano di identificare la stella con una certa cometa, o di personificare i Magi, sono molto lontani dal cercare Dio. Il racconto dei Magi guidati dalla stella non è un racconto storico ma solo un genere letterario. I Magi iniziano la loro ricerca, anche se da molti possono essere giudicati non bene, nel migliore dei modi dei sognatori, ma per noi è importante capire il "movimento" dei Magi che si mettono in viaggio, guidati non dalla stella ma piuttosto dal desiderio che era nato nel loro cuore di trovare "il Re dei Giudei", per questo sono importanti e rappresentano i sapienti della terra. I grandi invece che aveva radunato Erode, pur conoscendo la profezia di Betlemme che sarebbe diventata grande fra le città della Giudea, proprio perché lì sarebbe nato il salvatore del mondo, sono inamovibili, sanno che questo Gesù è nato ma ci vadano gli altri, facciano gli altri la strada e poi riferiscano. Il "bambino" si farà trovare dai Magi venuti da lontano e non dai "capi" che sanno tutto. Anche noi abbiamo bisogno di imparare dai Magi il senso del "movimento" cioè della "ricerca" di Dio. Nella nostra vita di cristiani, a volte, ci fermiamo nella ricerca di Dio, ci accontentiamo di quello che siamo riusciti a comprendere, ci va bene così; ci sistemiamo e ci riposiamo nella verità. La verità crea dei nomadi non dei sedentari: essere cristiani significa cercare continuamente Dio e non essere dei possessori di Dio. Il credente è colui che non si sente mai arrivato, ma è colui che con Gesù cerca di camminare con lui verso la patria eterna. Ogni cristiano deve avere la forza di cercare Dio ogni giorno nel quotidiano, e deve essere per tutti coloro che incontra colui che condivide con umiltà quello che di Dio è riuscito a scoprire. Per la riflessione di coppia e di famiglia: - Siamo consapevoli che uno dei compiti del cristiano è quello di "ricercare" Dio nella quotidianità? - Quando abbiamo scoperto la grandezza della festa dell'"Epifania"? Per molti è forse una festa come le altre del periodo natalizio. - La manifestazione del Signore ci fa comprendere la missione universale del Cristo venuto nel mondo per la salvezza di tutti gli uomini? - Quando ci mettiamo alla ricerca di Dio, siamo noi che lo cerchiamo o piuttosto è lui che ci cerca e ci attende? Commento a cura di Gianna e Aldo - CPM Genova |