Omelia (24-12-2012) |
Riccardo Ripoli |
Vi annunzio una grande gioia Non c'è gioia più grande della nascita di un figlio. Ogni volta che un bambino entra in casa nostra per trascorrere un periodo della sua vita con noi, la mia gioia è tale e tanta da volerlo gridare ai quattro venti, far sapere a tutti che la nostra famiglia si è arricchita di una perla in più. Il bambino un giorno se ne andrà, tornerà dai suoi genitori o da grande prenderà la sua strada, ma quella gioia, quell'arricchimento che ci ha donato non verrà mai meno. Il suo amore per lui resterà nelle nostre anime anche se a diciotto anni se ne è andato sbattendo la porta, anche se per anni ha rubato e si è comportato male, anche se lontano si diverte e non da più notizie di sé perché l'amore per lui è amore per Dio, per la vita, per il futuro. Averlo potuto amare, avergli potuto dare dei valori e dei principi che un giorno potrà utilizzare ripaga di ogni aspetto negativo. L'angelo annuncia l'imminente nascita di Gesù non ai potenti, ai ricchi, ai politici, ai media, l'annuncia ai pastori, a gente umile che nella maggior parte dei casi nemmeno sapeva leggere già a sottolineare che, pur venendo il Signore per tutti, nasceva sopratutto per loro. Ecco perché ritengo che l'accoglienza di un bambino sia una delle forme di amore più grande, perché l'umiltà di un bimbo che non conosce tanti aspetti della vita, che ha dovuto combattere per sopravvivere è ciò che più dovremmo amare. Natale è la festa di tutti, ma sopratutto dei bambini, ma lasciatemi aggiungere, sopratutto dei bambini che soffrono perché è in loro che ritrovo il Signore più che in mille altri luoghi o persone, e far sorridere uno di questi bimbi è far sorridere Dio, accogliere uno di questi piccoli è accogliere l'Amore nelle nostre case. |