Omelia (30-12-2012) |
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COMMENTO ALLE LETTURE a cura di don Gianni Caliandro "Condurlo a vedere il volto del Signore" (I lettura): ecco il desiderio di Anna, la madre di cui ci parla il racconto del primo libro di Samuele. In queste parole è possibile rintracciare la vocazione di ogni genitore cristiano, che sa di aver ricevuto in dono i figli dal Signore, e che li ha generati non per se stesso, ma solo per Dio. Per Dio: è cioè perché Dio possa avere ancora la vita di un altro uomo, di un'altra donna, come luogo in cui seminare la propria presenza all'interno della storia del mondo. Il Natale appena trascorso ci ricorda che così Dio agisce nel mondo: per mezzo degli uomini a favore degli uomini. Allora per un cristiano generare un figlio significa aiutare Dio a continuare la sua opera di salvezza, dare a Dio un'altra occasione. È per Dio che si generano i figli! Per Dio: significa far crescere un figlio aiutandolo ad avere Dio come orizzonte, fine, speranza della propria vita. Può succedere a volte che un genitore faccia dei propri figli la propria speranza, ma forse questa prospettiva rimane insufficiente. Ni, e i nostri figli insieme a noi, abbiamo bisogno di una speranza. Noi, e i nostri figli, viviamo per Dio, è Lui la nostra speranza, è Lui il nostro futuro, è per Lui che noi viviamo! Per Dio: e cioè, come ci ricorda la seconda lettura, il brano di San Giovanni, figli che hanno davanti a sé un futuro infinito, che non sappiamo nemmeno dire. In questo senso siamo tutti figli, anche chi di noi è genitore, in una identità misteriosa, aperta, incessantemente dinamica, che sta andando verso una pienezza che Dio ci donerà nella vita eterna e che noi non riusciamo ad intravedere. Essere figli allora non è una definizione, ma è una spinta, un movimento, un futuro. Non significa solo essere definiti dalla nostra origine, dal nostro "da dove veniamo", "da chi siamo nati", ma appunto avere un per, imparare a vivere a partire dal nostro futuro. Siamo tutti figli di Dio, il che vuol dire che siamo tutti figli del futuro che Dio vorrà donarci nel suo amore, siamo la sua famiglia, la sua Santa Famiglia. Per Dio: e cioè come dice il racconto evangelico del ritrovamento di Gesù nel tempio, aiutando un figlio a trovare la propria collocazione nella comunità cristiana, perché "si occupi delle cose del Padre", e nella Chiesa sappia inserirsi nella dinamica dell'ascolto della Parola di Dio, come il ragazzo Gesù che impara ad ascoltare e ad interrogare i maestri della fede, coinvolgendosi con loro. Si genere un figlio per Dio anche così: aiutandolo mentre cresce ad avere un senso comunitario, ad amare la comunità cristiana, a farla sentire casa come si sentono casa le mura domestiche, inserendolo in una tradizione viva, come quella che spinse Giuseppe e Maria a portare Gesù a Gerusalemme, per il pellegrinaggio consueto. E noi educhiamo i figli a sentirsi nella Chiesa, perché tutti, anche noi adulti, ci sentiamo figli della Chiesa, e della sua tradizione viva che ci nutre e ci mantiene nella luce del Vangelo e della Carità. Ecco la Santa Famiglia: siamo noi, che amiamo la nostra Madre Chiesa, che siamo stati generati in essa per Dio! |