Omelia (30-12-2012) |
don Luciano Cantini |
Non compresero A Gerusalemme per la festa di Pasqua Soltanto Luca ci trasmette nei primi capitoli del suo Vangelo il racconto dell'infanzia di Gesù, è una sorta di prologo o compendio del racconto successivo che ha il suo culmine a Gerusalemme per la festa di Pasqua. In questa ottica possiamo leggere alcuni aspetti simbolici di questo racconto: Gesù rimane a Gerusalemme mentre gli altri se ne tornano sui loro passi, viene cercato tra i parenti senza risultato, dopo tre giorni è ritrovato nel tempio. Li ascoltava e li interrogava Gesù ascolta ed interroga i Maestri della Legge antica. Prima ascolta, come figlio dell'Alleanza obbediente allo shemà Jsrael, primo comandamento della Legge, poi interroga per cercare i fondamenti di cui lui solo è la risposta e il compimento. Io devo occuparmi delle cose del Padre mio Per la prima volta Luca nomina il Padre, è la rivelazione costante del suo vangelo che vuole liberare in noi lo spirito che grida Abbà. Ma dice anche che Gesù deve essere (occuparsi) nelle cose del Padre suo: non un compito, un incarico ma il coinvolgimento del suo essere, della sua volontà. Ma essi non compresero I genitori di Gesù... prima partono senza accorgersi che il figlio era rimasto, poi lo cercano tra i parenti e conoscenti, poi non comprendono. Non in ultimo lo rimproverano ponendosi al centro: hai fatto a noi. Questa breve descrizione sembra raccontare l'inadeguatezza di Maria e Giuseppe di fronte ad un figlio che sta crescendo precocemente (a tredici anni e un giorno diventa Bar Mitzvah, figlio del comandamento). I figli sono e rimangono un mistero da accompagnare e seguire, forse si possono capire ma non comprendere, perché appartengono a se stessi e alla loro vocazione. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. Luca ci racconta l'umanità di Giuseppe e Maria che nella loro incertezza, nei loro interrogativi, nei loro atteggiamenti, nella loro debolezza, lungi dalla perfezione e dall'ideale, ci assomigliano ed assomigliano a tanti genitori. Nello stesso tempo ci racconta una costante di Maria che custodisce nel suo cuore un mistero più grande di lei: è il suo modo di accompagnare il mistero del suo Figlio fino ai piedi della croce. |