Omelia (30-12-2012) |
mons. Antonio Riboldi |
FAMIGLIA, piccola Chiesa domestica Il Vangelo di oggi, posto subito dopo la Solennità del Santo Natale, ci fa entrare nella vita della famiglia di Gesù, come se il Padre non volesse fare emergere la sola figura del Suo Figlio, la Persona divina che assume totalmente l'umanità delle Sue creature, Gesù, il Dio con noi, il Principe della Pace. ma accanto pone in evidenza la Sua Mamma, Maria, e Giuseppe, lo sposo di lei, collaboratore per volontà di Dio, del disegno di salvezza per gli uomini. E così ci è dato di assistere ad un tratto della storia di questa famiglia unica per ciò che era, irripetibile, per quanto rappresentava: una famiglia apparentemente come tutte le altre, come le nostre famiglie, ma unica per quanto era chiamata a realizzare: collaborare alla missione tra noi del Figlio di Dio, Gesù. E cosi Gesù, il Dio fatto uomo, ci dà un esempio di figlio, all'interno della sua famiglia, per diventare modello per tutte le famiglie, di generazione in generazione. Una vita semplice, quella di Gesù, Maria e Giuseppe, che tanto assomiglia alle nostre. Maria è la mamma, come le nostre mamme, attenta e vigile, ma soprattutto, in quanto Immacolata e quindi tutta di Dio, avrà educato il figlio al vero senso della vita, che è compiere la missione che il Padre gli aveva affidato, inviandolo tra di noi. Un atteggiamento simile a quello di tanti genitori cristiani che, non solo danno la vita ai figli, badando alla loro crescita fisica e culturale, ma cercano di formarli, affinché sappiano comprendere e seguire la vocazione per cui Dio li ha affidati loro. Ricordo la mia famiglia, in cui dominava sovrana, grazie soprattutto a mamma, l'educazione fin da piccoli a crescere come figli di Dio. La quotidianità era intrisa di fede, anzi era la grande ricchezza della casa, Essendo poveri non c'era posto per le tante distrazioni che vi sono oggi, in cui ci si preoccupa troppo, e a volte solo, della forma fisica, della salute, del benessere generale, magari sognando un futuro 'da favola'. Nelle nostre famiglie, in cui regnava la fede, la domanda fondamentale della mamma era: 'Che vorrà il Signore da te?'. Ricordo quanto mi furono vicini, rispettosi e in preghiera, per scrutare e vagliare il sogno che avevo da piccolo di essere prete. Per due anni, senza alcuna pressione, ma aiutandomi con la preghiera a conoscere la volontà di Dio, mi seguirono, fino a che il Cardinal Schuster, in visita alla parrocchia, sentendo di questo mio 'sogno' mi disse: 'Se è la volontà di Dio, sarà la via della tua vità ed aggiunse: 'Ma bisogna pregare e tanto, finché Dio attraverso segni confermi la Sua volontà'. E così fu. Dolorosissimo fu il distacco dalla famiglia, quando scelsi di andare in seminario. Ero un ragazzino di soli dodici anni e ho dovuto lottare con tutte le mie forze, perché sentivo profondamente l'attaccamento ai miei cari, come del resto i miei genitori nel miei confronti. Ho sofferto io nel dire 'sì', ma forse ancor più hanno sofferto mamma e papà, pur incoraggiandomi e sperando che davvero quella fosse la volontà di Dio. Se tale era, chiedevano la grazia di andare fino in fondo, a qualunque costo. Non avrei mai e poi mai sognato che Dio potesse avere su di me disegni che erano lontani dalle mie aspettative, come essere parroco in Sicilia, in una difficile missione, cui si aggiunse il terremoto del 1968. Ed ancor più era assolutamente lontano dai miei pensieri il disegno di Paolo VI che, apprezzando il mio operato, mi volle vescovo qui ad Acerra. Quando, incontrandolo, gli domandai: 'Ma perché proprio io, vescovo?'. La risposta fu semplice: 'E' Dio che chiama e a Dio non si può dire di no'. Vedrà come le sarà vicino! E fu davvero così, sempre. Davvero la vita è un misterioso progetto di Dio, che noi siamo chiamati ad attuare, con la consapevolezza della fede e la libertà dell'amore. Il Vangelo di oggi ci mostra come Gesù, crescendo, in visita a Gerusalemme per la Santa Pasqua ebraica, riveli ai suoi genitori quello che ha compreso della volontà del Padre su di lui... e lo fa in modo sconcertante. "I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per festa di Pasqua. Quando Gesù ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo, secondo l'usanza, ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via dei ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti e, non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: 'Figlio perché ci hai lasciati cosi? Ecco tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo.' E Gesù rispose: 'Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?'. Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo Cuore e Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc. 2, 41-52) Gesù, a 12 anni, manifesta la sua prima consapevolezza riguardo alla sua vocazione personale e così manifesta ai suoi genitori ciò che ha compreso, in quanto creatura, sulla ragione della sua presenza tra di noi: un disegno che Gesù stesso, lentamente e gradualmente, legge nella sua vita. Non ebbe fretta nel presentarsi come Messia. Visse nel silenzio della famiglia una vita normale, ma crescendo in grazia e spirito, fino al momento in cui dovette dare un taglio netto ed iniziare la missione che il Padre gli aveva affidato: una missione che lo porterà alla morte e alla resurrezione, facendo di noi, da un popolo senza domani ad un popolo chiamato a seguirlo nella santità e nella gioia della pienezza della Vita, oggi e per sempre, nella comunione dello Spirito, con Lui e con il Padre. Guardando alla Famiglia umana di Gesù, credo sia ora che le nostre famiglie tornino ad essere 'piccole chiese domestiché, in cui imparare a vivere, camminando alla Luce del Vangelo, la Buona Novella, come sola guida sicura, in un mondo che ha perso lo sguardo sul trascendente. Una guida da insegnare e testimoniare ad ogni bimbo che nasce. Credetemi non c'è dono più bello e salutare, che una famiglia possa fare alle nuove generazioni: che creare un ambiente in cui regni Dio ed una vera educazione alla santità. Se è vero che la famiglia, con la vita, è il bene grande che Dio ha riservato per noi, occorre davvero sentire questa missione, imitando Maria e Giuseppe a Nazareth. Per la nostra felicità, oggi e nell'eternità. Ricordiamoci sempre che una santa famiglia è il vero sostegno della società. Senza la famiglia una società diventa come un vivere senza il bello dell'essere accolti e amati. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Auguri Con il cuore faccio a tutti voi, che mi siete tanto cari, il più grande augurio di un Anno Nuovo, in cui Dio vuole mettere nuovamente tra le nostre mani la possibilità di crescere e fare crescere coloro che più amiamo, i nostri bambini e giovani, nella pace e nella santità. Abbiamo tanto bisogno che regni la pace: pace tra le nazioni, pace nelle nostre famiglie e, ancora di più, pace nei nostri cuori. La pace è quel sorriso della vita che Dio dona a quanti cercano di vivere bene, facendo di ogni giorno e di ogni atto come un dono di serenità e di gioia. La pace è stata posta nelle nostre vite, se solo vogliamo accoglierla, quando, nascendo Gesù, il Padre ha inviato i Suoi Angeli a donarcela: 'Pace in terra agli uomini che Dio ama'. Sì, lasciamoci amare da Dio, affidiamogli ogni nostro pensiero e preoccupazione, abbandoniamoci fiduciosi di fronte alla Sua volontà, che è sempre Amore, impariamo a parlare con Lui, a confidarci, sapendo che è l'Unico che conosce davvero il nostro cuore e sa quale sia il nostro vero bene. Crediamo in Lui, senza tentennamenti o reticenze, e davvero la Sua Pace scenderà ed invaderà i nostri cuori. Buon anno di Pace nel Signore e grazie per essere sempre con me nel camminare ispirati dalla Parola di Gesù. Pace a tutti voi e ai vostri cari. |