Omelia (31-12-2012) |
Riccardo Ripoli |
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia Ci lamentiamo ogni giorno perché l'economia va male, non si trova lavoro, però i ristoranti sono pieni, per le barche non si trova un ormeggio, nelle vacanze tutti partono almeno una volta l'anno, ci vestiamo bene con abiti costosi. Certo meno di prima, qualcuno avrà abbandonato certe abitudini, ma per fortuna in molti hanno in disparte un po' di risparmi cui attingere e la vita procede. Ci lamentiamo ma siamo in piedi, ci vestiamo e laviamo ogni giorno, abbiamo l'affetto delle nostre famiglie, un piatto di pasta riusciamo sempre a rimediarlo, un tetto sotto cui dormire non è privilegio di pochi. Ci lamentiamo perché abbiamo ricevuto cento, volevamo mille e oggi ci ritroviamo con ottanta o novanta. Cosa dovrebbero dire coloro che non mangiano quando sentono altri lamentarsi perché al ristorante dove vanno le porzioni sono più piccole, oppure perché l'ormeggio della barca è aumentato, o perché il golfino d'angora costa troppo e si devono fare dei sacrifici per comprarlo? Vediamola su un altro lato. Abbiamo ricevuto cultura, educazione, valori e principi in quantità industriale. Abbiamo stimoli dai media, dalla scuola, dalle conversazioni persino nei negozi, ma ciò che abbiamo ricevuto lo critichiamo, vorremmo qualcosa di diverso, incanaliamo la nostra cultura in programmi spazzatura, ci prodighiamo per aiutare quelle associazioni che ci danno maggior visibilità, seguiamo per fede il tal calciatore o la tal cantante. Coloro che hanno avuto pochi input dai propri genitori, dalla società in cui vivono, chi non è potuto andare a scuola perché troppo distante ed in casa c'era bisogno della forza lavoro come pensate posa sentirsi nel vedere sciupare tante possibilità? Ai miei ragazzi dico sempre che sono stati fortunati rispetto a tantissimi altri, che non manca loro nulla, hanno una casa, da mangiare in abbondanza, di che vestirsi, la possibilità di andare a scuola, stimoli in grande quantità, eppure sono sempre a lamentarsi, a vedere ciò che vorrebbero, ciò che manca loro. Hanno dieci e vorrebbero venti, raggiungono venti e vorrebbero quaranta, sempre insoddisfatti, sempre alla ricerca di qualcosa di più. Sbagliato? No, devono crescere, devono capire, devono maturare, devono sperimentare, devono sbattere il muso contro il muro, cadere ed imparare a rialzarsi per fortificarsi. No, per loro non è sbagliato. Per loro però, non per noi. Gli adulti dovrebbero capire che ciò che hanno, anche il più povero dei poveri nella nostra bella Italia, ha molto di più della stragrande maggioranza delle persone in tanti altri paesi, sia in termini di cose materiali, sia in stimoli e cultura. Abbiamo avuto un grande dono da Dio, quello di ricevere in abbondanza tutto e più di tutto, eppure continuiamo a lamentarci, a volere di più, a brontolare se le cose vanno peggio di prima, come se la colpa fosse esterna a noi. Certo è che non è una colpa diretta, sono i governi, ma noi li abbiamo eletti; sono le brutte abitudini, ma noi non sappiamo rinunciarvi; sono i sogni impossibili, ma dobbiamo realizzarli per forza. Vediamo il male in tante persone, ma di chi è la colpa se non di chi non abbia voluto, seppur potendo, accogliere quella persona quando bambino aveva bisogno della nostra famiglia, della nostra casa, del nostro amore, dei nostri stimoli, della nostra cultura. No, se vediamo un bambino per la strada andiamo oltre; sappiamo che ci sono quartieri malfamati, ma giriamo alla larga; conosciamo la situazione di povertà di tanti bambini, ma spendiamo centinaia di euro ciascuno per il cenone di Natale o di capodanno, ma badiamo bene a risparmiare un euro non dandolo a chi soffre. Un euro l'anno è certamente una provocazione, non basta a risolvere la fame nel mondo, ma se ogni persona, tolti gli indigenti, desse un euro l'anno - pensate a quanto sia un euro l'anno, quanto potrebbe incidere sul vostro budget familiare - quanti milioni ricaveremmo per aiutare qualcuno, per finanziare un progetto, per sostenere le famiglie povere, per essere vicino alle associazioni che lottano per i diritti delle persone. Abbiamo ricevuto in abbondanza e anziché dividerlo con gli altri ci lamentiamo di quello che non abbiamo. Io credo che Qualcuno, prima o poi, ci darà una bella tirata di orecchie non per cattiveria, ma per amore, per farci capire quanto stiamo sbagliando. |