Omelia (06-01-2013)
padre Gian Franco Scarpitta
Natale coinvolge se ci lasciamo sedurre

In un primissimo momento era capitato ai pastori essere sedotti dal fascino della luce angelica che li orientava verso la Luce divina che squarciava le tenebre (non solamente quelle notturne). Adesso invece tocca ai Magi.
Vengono in qualche modo avvinti e sedotti, forse dopo aver preso coscienza di una certezza fondamentale che avevano sempre trascurato e che adesso comincia ad interessarli direttamente: la verità non si trova laddove loro erano sempre stati abituati a cercarla, ovvero nel precluso mondo della scienza e dell'immanentismo, nelle soluzioni a volte ingannevoli della ricerca sperimentale. Questa è semmai una verità relativa, farraginosa e comunque insufficiente. La Verità alla quale tutti quanti si aspira deve piuttosto trascendere questo mondo ed essere incommensurabile e Ineffabile; ed è quella che ci è stata resa manifesta, poiché nessuno sarebbe stato in grado di raggiungerla e circoscriverla con le proprie forze. Insomma, la Verità è nel Dio Onnipotente ed Eterno, creatore e sostenitore di tutte le cose, il quale, lungi dall'essere cercato dagli uomini, ad essi si rivela lui stesso. In Cristo Verbo Incarnato la vita si è resa visibile (1Gv 3, 8) e anche la Verità è venuta ad essere rivelata e manifesta perché noi fossimo liberi e perché in essa continuassimo a vivere e ad interagire. Nulla c'è di più reale e conveniente del Dio Verità che incontra l'uomo facendosi Uomo egli medesimo e a ragione Dostoevskij affermava.: "Se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità".
Ebbene, i Magi avevano certamente riscontrato che la verità è il Cristo Bambino, e che piuttosto che interpretare i fenomeni astrali osservando le costellazioni e l'insieme della volta celeste dovevano semplicemente accogliere la Rivelazione e porsi in atteggiamento di ascolto e di adorazione. Ragion per cui si incamminano da Oriente verso la piccola cittadina di Betlemme, dove tutti (meno Erode) sanno che deve nascere il Messia. Ad orientarli è una stella, rappresentativa del fatto che Dio stesso nel suo Cristo orienta tutti gli uomini alla verità. Raggiunto il luogo dove giace il Bambino depongono ai suoi piedi elementi certo inutili in quella circostanza di fame e di precarietà familiare, ma espressivi di una fede malcelata che adesso viene a galla: oro, incenso e mirra. Con essi ammettono la divinità indiscussa del Messia Bambino, proclamano la sua gloria e venerano la sua grandezza. L'umiltà ha convinto questi uomini fini e intelligenti dell'insufficienza delle loro vedute, della fallacia del solo raziocinio pretestuoso e di conseguenza ha dischiuso loro il cuore alla verità, che non è altro che Rivelazione e alla quale si accede solo nell'ottica della fede.
Dio è dalla parte dell'uomo, nella misura in cui l'uomo è dalla parte della verità e la ricerca con tutti i mezzi. In Cristo la Verità si è resa manifesta, anche se essa rimane un mistero, e raggiunge l'uomo trasformandolo fino in fondo e appagando tutte le sue esigenze reali. Purché però l'uomo metta da parte pretese assurde di assolutizzazione di se stesso, si disponga al dono della divina auto manifestazione e vi acconsenta semplicemente con un assenso di cuore: Credo.
L'Epifania ci dice che quanto noi presumiamo di cogliere con le nostre sole forze ci è stato semplicemente donato, quanto noi contiamo di comprendere con la sola risorsa del pensiero ci è stato solamente rivelato e che quanto noi andiamo cercando nell'oscurità delle tenebre con la lente di ingrandimento ci si è reso manifesto ad occhio nudo. La grandezza di Dio si è fatta piccolezza per noi. Ma l'Epifania è anche l'invito alla fede incondizionata, all'accoglienza del dono e all'accettazione della gratuità che si esprime in atto semplice anche se difficile: quello della fede. Il mistero del Natale non è fine a se stesso e non è mera passività: coinvolge se ci lasciamo sedurre.
Semplice perché suppone l'apertura del cuore, difficile perché comporta la rinuncia a noi stessi.
In questa Solennità noi ci facciamo forti che Dio si è rivelato per noi e che la sua manifestazione è continua nella nostra vita, la sua presenza è singolare ed esaltante, il suo aiuto trascende le nostre aspettative ma è determinante.