Omelia (01-01-2013)
don Luciano Cantini
Nomadi

I pastori
I pastori appartengono alle greggi che custodiscono, non alle città degli uomini. La loro vita è legata alla vita degli animali, alla ricerca del pascolo, si muovono fuori dalle città e dai paesi, passano da una campagna all'altra, appartengono al popolo d'Israele ma non al suo tessuto sociale, vivono al limite della società come stranieri, eppure le città si nutrono del latte e della carne, utilizzano lana e pelli.
Non è difficile ai nostri giorni trovare parallelismi con le persone che sono solo di passaggio tra le città degli uomini per tradizione, cultura, lavoro, ma rimangono inosservati quasi inesistenti: i marittimi che da un porto all'altro portano ciò che serve alle città; gli stranieri utilizzati (per non dire sfruttati) nella stagionalità del lavoro; gli operatori degli spettacoli viaggianti come circhi e lunapark che rimangono alle periferie del mondo dei fermi.

Andarono, senza indugio
La stessa fretta che aveva fatto intraprendere il viaggio di Maria verso Elisabetta, adesso muove i pastori dopo l'annuncio evangelico. La motivazione è la stessa: la fede muove alla ricerca del segno annunciato. È necessaria la fretta che mette in movimento, permette di incontrare, di rielaborare, confrontare, approfondire; forse è proprio quel movimento che alimenta la fede durante il cammino (Lc 24,32), più che la meta raggiunta. Mettersi in cammino - diventare nomadi - è più necessario dell'arrivare, perché anche la meta è di passaggio: i pastori se ne tornarono glorificando e lodando Dio, nel camminare successivo quanto udito e visto entra nella loro vita e diventa esperienza di fede più che rimanere a contemplare il mistero che è apparso ai loro occhi.

Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori
Il racconto di quei nomadi stupiscono tutti quelli che udivano. Sempre c'è stupore in chi ascolta i racconti dei viaggiatori, avvezzi ad incontri straordinari, ad esperienze inusitate. A quei pastori era stato annunciato un avvenimento normale nella storia degli uomini come la nascita di un bambino, ma straordinario perché è annunciato come un dono - vi è nato - che genererà gioia per tutto il popolo (Lc 2, 10-11).
Lo stupore non è sufficiente, passa rapidamente scalzato da altre emozioni e da altri sentimenti, è necessario che le parole (che diventano la Parola) si radichino nel cuore dell'uomo, come Maria che da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.