Omelia (03-01-2013) |
Riccardo Ripoli |
Io non lo conoscevo Ci domandiamo spesso cosa possiamo fare per aiutare il prossimo, oppure chi sia il nostro prossimo da sostenere. Fino a ai miei ventun anni pensavo che il mio prossimo fosse il bambino del terzo mondo denutrito e malaticcio. Un giorno il terremoto dell'Irpinia del 1980 mi fece pensare ad un fatto straordinario e che per un'emergenza il mio prossimo fossero le persone rimaste senza casa, ma per il resto credevo che si stesse bene tutti, almeno nell'occidente civilizzato, e che nessuno avesse bisogno del mio aiuto, così continuavo allegramente a fare la mia vita di studente, di figlio adolescente. Quando Don Luigi mi disse "c'è tanto da fare qui, non c'è bisogno che vai in Africa per aiutare qualcuno" ed Olimpia (la Madre Teresa di Livorno) mi replicò "vieni con me a dare ripetizione a dei bambini" mi sorpresi e li presi per pazzi, ma avevo bisogno di una guida che con la morte di mia mamma mi era venuta meno e mi affidai a loro. Da lì cominciò un cammino che ancor oggi è in essere. Io andavo in chiesa, facevo il chierichetto, leggevo le letture, ma i miei occhi erano farciti di salame e non conoscevo Dio. Forse non mi si era ancora rivelato, forse voleva che mi preparassi prima di conoscerlo, forse ero troppo distratto da mille piaceri della vita per vederlo nella Sua vera essenza, fatto sta che "io non lo conoscevo". Avete mai provato a studiare una cosa per giorni, settimane, mesi e poi non aver capito assolutamente nulla di ciò che avete studiato? A me si, quando facevo l'università studiavo talmente tanto e talmente di foga pur di levarmi un altro esame che spesso non lo passavo. Allora lo accantonavo e riprovavo senza foga e senza ripassare la materia l'appello seguente, a volte la settimana dopo, e lo passavo con facilità. Così è con Dio. Lo cerchi, lo studi, cerchi di capire l'imperscrutabile disegno divino per ritrovarti a non sapere nulla di Lui, se non la Sua biografia. Un giorno però ti accade qualcosa e trovi accanto a te una luce, un silenzio, una pace ed ecco che hai trovato Dio. Allora tutto ciò che ti circonda ti appare sotto un altro aspetto, la povertà non è più soltanto nel terzo mondo ma nel quartiere vicino al tuo, la miseria non è più soltanto il non avere cibo ma ben altro e da quel giorno non ti domanderai più cosa c'è da fare o chi dovrò aiutare, ma ti rimboccherai le maniche per fare il più possibile, per accorgerti che sei solo una goccia nell'oceano e cercherai aiuto negli altri, cercherai di far capire loro quanto ci sia da fare nel campo dell'affido, della droga, della terza età, dell'immigrazione, nelle carceri e farai di tutto per attirare l'attenzione di chi, distratto dai piaceri della vita, non ha ancora incontrato Dio in un bambino che soffre, in un drogato che si è chiuso in se stesso, in un anziano o un malato che aspetta solo di morire, in un immigrato messo alla gogna da tanto razzismo, in un carcerato che ha sbagliato tutto nella vita ma che ha bisogno di qualcuno che creda in lui per redimersi ed iniziare una nuova vita. |