Omelia (06-01-2013)
Gaetano Salvati
Commento su Matteo 2,1-12

"Alzati, rivestiti di luce, la gloria del Signore brilla sopra di te" (Is 60,1). Le parole del profeta Isaia descrivono la solennità dell'Epifania. Nel mondo è venuto il Re, il Signore che dona la Luce e la possibilità di divenire figli di Dio (Gv 1,12). Tale volontà divina è descritta nel racconto del cammino dei Magi. Con questi uomini inizia il pellegrinaggio dell'umanità verso Cristo, verso quel Dio nato nella mangiatoia di Betlemme; morto sulla croce il Venerdì Santo e Risorto il terzo giorno. Il cammino dei Magi, quindi, è solo un inizio. In principio sono venuti i pastori, le persone semplici, coloro che vivevano vicino al Bambino (Lc 2,15); ora, vengono anche i sapienti. Vengono grandi e piccoli, uomini di tutte le culture, di ogni ceto sociale. I Magi d'Oriente (Mt 2,1) inaugurano, così, il cammino dei popoli verso Cristo. Essi, come dice san Paolo, precedono "le genti chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo" (Ef 3,6).
In quei personaggi che per primi trovano la strada verso Cristo, possiamo cercare indicazioni per il nostro cammino di fede. I Magi erano uomini di scienza. Essi volevano sapere molte cose, erano alla ricerca di Dio, capaci di scorgere i Suoi segni (Mt 2,2), il Suo linguaggio impercettibile, nella fatica del viaggio e nelle opinioni della gente. Grazie al loro coraggio, alla loro perseveranza, poterono inginocchiarsi dinnanzi all'Infante povero e umile, e riconoscere in Lui il Re promesso da Israele (v.6).
Anche noi siamo alla ricerca di Dio. Siamo inquieti finché non ci apriamo a Dio, e comprendiamo che siamo stati creati per amarLo. Siamo cercatori, per natura, orientati ad accogliere il desiderio di Dio di dimorare nei nostri cuori. Si può dire, allora, che l'Altissimo è inquieto, desidera dei cuori pronti a soddisfare la Sua sete d'amore per l'uomo. Da questa riflessione trova senso il nostro cammino, il nostro essere cristiani: attraverso la preghiera continua, instancabile, lasciando che la Sua Luce penetri nelle nostre anime, dobbiamo farci contagiare dalla Sua inquietudine, per riuscire a testimoniarLo agli altri. È necessario, perciò, avvicinarsi al presepe e portare al Bambino il dono dei Magi: l'incenso della fede e dell'ubbidienza; la mirra dell'amore, offerta per la gloria di Dio; l'oro della Sua carità che ci spinge a lavorare per il Suo Amore, per la conversione degli uomini. Nel luogo nascosto della mangiatoia (la nostra esistenza redenta dal Suo sangue), il Signore si rivelerà sempre più nella nostra vita. Saremo contagiati dal desiderio divino di conoscerLo, e più lo conosceremo e più Lo ameremo.
E possiamo aggiungere: Egli è la Stella che ci conduce, senza ostacoli, sulla via della bellezza; ci dona una Epifania, una nuova, perenne manifestazione della Sua Persona alla nostra mente e al nostro cuore. Amen.