Omelia (06-01-2013) |
mons. Antonio Riboldi |
Solennità dell'Epifania del Signore L'Epifania, che significa 'Dio si manifesta a noi e ci chiama', è considerata giustamente dalla Chiesa una grande Solennità. Dio è apparso tra noi in Gesù a Betlemme. Il Suo Natale, Nascita, è il segno della concreta e fedele volontà del Padre di invitare tutti gli uomini a tornare alla loro origine di figli amati senza limiti da Lui. Il Padre, dopo tanto tempo riapre il Cielo, la Comunione con Lui che si era interrotta per il peccato originale, e lo fa non con un'ispirazione, ma in modo concreto, inviando il Figlio Gesù tra noi, che si fa uno di noi, con la semplicità che è il vero e profondo modo con cui Dio ama. Ed è davvero incredibile che Dio si faccia così vicino a noi, per aprirci la porta di casa, con il linguaggio della semplicità. Gesù, Figlio di Dio, 'nel quale ogni cosa nei cieli e sulla terra è stata creatà, sceglie la povertà. Non ama il clamore, che è il linguaggio del mondo. I primi ad essere chiamati, nel silenzio di una notte invernale, furono i pastori. Ora si rivolge al mondo intero. Chiama i Magi, uomini di scienza, dediti a scrutare il cielo, per interpretare i segni del tempo. Si lasciano guidare da una stella, fino a Betlemme. Una stella che scompare quando entrano nella città degli uomini, troppo chiassosa, per accogliere Chi ama il silenzio, troppo sfarzosa e luccicante, per Chi ama la semplicità ed è la Luce che illumina il cuore di ogni uomo. Difficile anche oggi accogliere la chiamata di Dio nel chiasso e nella confusione del mondo. Basta osservare come questa grande festa della chiamata di Dio ci trovi più 'preoccupati per il calo di consumi, dovuti alla crisi', che per la manifestazione di Dio, che ci ama e ci vuole salvare, prima di tutto da noi stessi! Impossibile capire la profondità e il valore di Dio che chiama, e quindi la Sua Epifania, quando domina il materialismo. Dio si manifesta nel silenzio e nella semplicità, agli umili di cuore. Quando i Magi si rivolgono ai potenti del tempo, per avere notizia del luogo dove è nato Gesù, che non conoscevano, ma avevano affrontato un lungo cammino per trovarLo, è dalle Sacre Scritture che scribi e sacerdoti trovano l'indicazione del luogo. Erode, è all'oscuro di tutto, troppo preoccupato del proprio successo e prestigio, per questo la notizia lo sconvolge. Di fronte alla possibilità che sia nato un 'Messia', una sola è la sua interpretazione: è un inciampo al suo potere, bisogna trovarlo per eliminarlo, costi quel che costi, come ben sappiamo dal Vangelo, in riferimento alla strage degli innocenti. Solo tornando nel silenzio, i Magi possono ritrovare la via, che conduce alla grotta, e trovare Colui che cercano. Entrati, racconta il Vangelo, 'videro il bambino con Maria e provarono una grande gioia. Prostratisi lo adorarono'. I Magi sono la testimonianza di chi sa andare oltre il mondo e scrutare nel profondo per sentire Dio che chiama. La gioia è sempre il frutto dell'Incontro. È proprio dalla gioia provata dai Magi che si intuisce come Gesù non è nato solo per qualcuno, ma per tutti, per ogni uomo comparso sulla faccia della terra, in ogni tempo e luogo. Anche oggi. Ma sempre bisogna avere la fede dei Magi per riconoscerLo. "Nato Gesù a Betlemme, al tempo del re Erode, alcuni magi giunsero dall'Oriente a Gerusalemme e domandavano: 'Dov'è il re dei Giudei? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarLo'. All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme, Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: 'A Betlemme di Giuda, perché così è scritto per mezzo del profeta: 'E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo Israele'. Allora Erode chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: 'Andate e informatevi accuratamente del bambino e quando l'avrete trovato fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo.'. Udite le parole del re essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto al suo sorgere, li precedeva finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino. A vedere la stella essi provarono una grandissima gioia e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro Paese", (Mt. 2, 1-12) L'Epifania, davvero grande Solennità, ricorda a tutti noi che Dio chiama in tanti modi e attende solo che noi Lo cerchiamo, per farsi trovare. È la profonda esperienza spirituale e di vita di tutti i veri cercatori di Dio, i Santi di tutti i giorni, persone che hanno lo sguardo rivolto al Cielo, per trovare la propria stella, la fede e i segni divini, che ci indicano la strada che porta a Gesù. "Ma - osserva Paolo VI - se il mondo si sente estraneo al cristianesimo, il cristianesimo non si sente estraneo al mondo. Sappia il mondo di essere stimato ed amato da chi rappresenta e promuove la religione cristiana e l'amore che la nostra fede mette nel cuore della Chiesa, la quale non fa' che servire da tramite dell'amore meraviglioso di Dio. Questo vuol dire che la missione del cristianesimo è una missione di amicizia in mezzo all'umanità, una missione di comprensione, di incoraggiamento, di elevazione, di salvezza. Noi sappiamo che l'uomo di oggi ha la fierezza di voler fare da sé e fa delle cose nuove e stupende, ma queste cose non lo fanno più buono, non lo fanno felice, non risolvono i problemi umani nel fondo. Noi sappiamo che l'uomo soffre di dubbi atroci. Noi abbiamo una parola da dire. È quella di un uomo all'uomo. Il Cristo che noi portiamo all'umanità è il Figlio dell'uomo. Lui è il fratello, il collega, l'amico per eccellenza. È colui di cui solo si può dire che 'conosce che cosa c'è nell'uomo'. È il mandato da Dio, ma non per condannare il mondo, ma per salvarlo". (6 gennaio 1964) Non ci resta che entrare con il cuore nella manifestazione di Dio, che è l'Epifania, per scoprire il grandissimo dono che ci ha fatto, rivelandosi tra noi, vestendosi totalmente della nostra natura, uno come noi, ma diverso da noi: il Figlio di Dio, venuto per salvarci. Non svendiamo al mondo l'Epifania, ma viviamola con fede e gioia. Se siamo cristiani lo dobbiamo al dono del Battesimo e so che Dio ha donato a tutti una stella da seguire nella vita: la stella della nostra vocazione, che sempre ci guida. Esiste davvero una stella per tutti noi. Occorre trovarla e seguirla. Non lasciamoci ingannare dalle luci di questo mondo, che sono di breve durata. Auguro a voi di poter sperimentare la gioia dei Magi nel ritrovare Gesù: è una gioia profondissima e duratura. Scriveva un insigne matematico, nel momento della dimostrazione della sua teoria: 'Ebbi l'impressione di non essere io a cercare la verità, ma che fosse la verità stessa che mi prendeva per la mano spingendomi dolcemente a tirare tutte le conclusioni. Ho creduto di riconoscere in essa il Signore, il Verbo di Dio'. Ma perché il Signore ha preso di petto proprio me, così debole, così debole per sopportare questo uragano della fede ed aprirlo anche agli altri? Può essere, questo, uno degli infiniti doni dell'Epifania... ciascuno ha la sua stella... ognuno la sua vocazione. Ognuno il suo cammino da percorrere, ma ciò che conta è che sia in compagnia di Dio, che vuole manifestarsi. Lasciamoci trovare, questo il mio augurio. |