Omelia (13-01-2013)
mons. Roberto Brunelli
Un evento, un giorno sulle rive del Giordano

"Il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo". Esordisce così il vangelo odierno (Luca 3,15-16.21-22), accennando all'attesa del Messia (detto alla greca, il Cristo) che da lungo tempo teneva in fibrillazione il popolo d'Israele; quando sulle rive del Giordano si presentò a predicare e battezzare l'austera figura di Giovanni Battista, ci fu chi si chiedeva se l'attesa non fosse giunta al termine, se l'Atteso non fosse proprio lui. Quanto ai tempi, si sbagliavano di poco; quanto alla persona, invece... si trattava di un altro.
Da notare: Giovanni avrebbe potuto profittare della stima che lo circondava; se si fosse autoproclamato il Cristo atteso, probabilmente molti gli avrebbero creduto e l'avrebbero seguito. Con grande umiltà, egli invece si dichiarò un semplice precursore, l'araldo dell'Atteso: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". Chiariamo: ‘forte' ha qui il significato di importante, illustre, potente; slegare i lacci dei sandali, per poi lavargli i piedi, era compito del servo nei confronti del padrone; il fuoco è da intendere in senso simbolico: è il fuoco che illumina e riscalda, è il fuoco purificatore che brucia le scorie per far brillare l'oro. Solo il Cristo, l'Atteso, sarebbe stato capace di tanto.
Ed ecco che l'Atteso si presenta. "Mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: ‘Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento'". Con la festa odierna si passa dal Gesù bambino, celebrato nel tempo di Natale, al Gesù adulto, che così comincia la sua missione; ma l'episodio, redatto in modo da renderlo comprensibile alla mente umana, dice anche altro. Costituisce ad esempio il primo esplicito riferimento al mistero dei misteri, la Trinità: Dio, l'unico Dio, è tre Persone: il Padre che parla, il Figlio da lui stesso indicato, e lo Spirito Santo che si manifesta in forma visibile. Inoltre, questo inizio della vita pubblica di Gesù si collega con la sua conclusione, in cui battesimo e Trinità sono di nuovo congiunti: al momento di salire al cielo, Gesù comandò agli apostoli di andare in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo e battezzare chi avrebbe creduto, "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".
La celebrazione di oggi invita anche a considerare il battesimo, l'atto fondamentale con cui i cristiani sono divenuti tali, pur se spesso non pare ne siano pienamente consapevoli. Il battesimo cristiano non è quello che impartiva Giovanni Battista, che era soltanto un segno esteriore dell'interiore pentimento per le proprie colpe; il battesimo cristiano è il segno esteriore del perdono concesso da Dio. Nel primo il protagonista è l'uomo, con la consapevolezza della propria indegnità e il desiderio di non restarvi rinchiuso; nel secondo il protagonista è Dio, con la sua magnanimità sconfinata che lava ogni bruttura, restituisce all'uomo la dignità perduta, lo accoglie come proprio figlio e lo immette nel suo popolo, la Chiesa, che trova qui il fondamento della sua unità.
Un collegamento, d'attualità. Nei prossimi giorni prende avvio la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, un'iniziativa partita cent'anni fa, che ha contribuito assai a riavvicinare le diverse confessioni cristiane. Alla base della ritrovata amicizia sta la presa di coscienza di quanto i cristiani hanno in comune, a cominciare dal battesimo che tutti, cattolici ortodossi anglicani luterani calvinisti eccetera, amministrano "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". L'unità tra loro l'ha già fatta Dio; gli uomini devono soltanto trarne le conseguenze.