Omelia (13-01-2013) |
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COMMENTO ALLE LETTURE a cura delle Clarisse di Città della Pieve Si conclude oggi il tempo di Natale, tempo di festa solenne, in cui la Chiesa si riveste di luce e di gioia per la nascita di Gesù, in cui i ritmi di vita ordinaria vengono sospesi, o almeno modificati, per dar modo e tempo a tutti di fermarsi a contemplare il mistero con pace. Come avviene normalmente in una famiglia: quando nasce un bimbo l'evento catalizza l'attenzione, stravolge i ritmi, determina gli orari, chiama parenti e amici anche lontani per far festa... così è per la nascita del Bimbo di Betlemme nella grande famiglia che è la Chiesa, ma anche nella più grande famiglia che è l'umanità, che si ferma per accogliere Gesù, in certi casi paradossalmente senza neppure rendersene conto. Nasce il Figlio del Re: è naturale e doveroso che sia festa per tutti! Si sa poi come avviene quando nasce un bimbo: dopo poco riprende la vita ordinaria, amici e parenti se ne vanno, si stacca il fiocco dalla porta, il bimbo comincia il suo paziente cammino di crescita... e forse può iniziare anche il tentativo di inserire lui nei ritmi abituali della famiglia. Così potrebbe accadere anche per il Bimbo per eccellenza, che fino a ieri abbiamo contemplato piccolo nel presepio: si spengono le luci di Natale, si ritirano gli addobbi giustamente preparati per la grande festa... con il rischio che la religiosa deposizione del bimbo di gesso nella sua custodia segni anche la deposizione del Bimbo dalla mente e dal cuore. Ecco che la Chiesa, che conosce bene i rischi che insidiano l'animo umano, ci viene in aiuto con la liturgia di oggi, che ci riporta ai grandi temi dell'Avvento lasciatoci alle spalle poche domeniche fa', appunto perché l'attesa era finalmente compiuta ed era tempo di festeggiare la venuta del Figlio di Dio! Gesù è venuto, è apparso nella carne, è nato ed è cresciuto... oggi è adulto, è uomo. E se era stato Giovanni Battista ad aiutarci a preparare la via per accoglierlo, è ancora Giovanni Battista che ci indica come non perderlo, ora che l'abbiamo accolto; come imparare a camminare con Lui nel tempo ordinario. "Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio... allora si rivelerà la gloria del Signore... Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza": il profeta Isaia ritorna ad ammonirci esattamente come ha fatto in Avvento. E anche Giovanni Battista ci avverte: "Viene colui che è più forte di me...". Invece S. Paolo parla già al passato: "Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio... Egli ha dato se stesso per noi... Quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati". Ma allora Gesù, nostra vita e salvezza, è già venuto o ancora lo dobbiamo attendere? Ci è stata fatta grazia o ancora dobbiamo invocarla? "E' apparsa la grazia di Dio": è veramente apparsa! Ma colui che abbiamo riconosciuto bambino, tra le braccia di Maria e sotto lo sguardo vigile di Giuseppe, ora è uomo, e va di nuovo riconosciuto, va di nuovo accolto, adorato, creduto. Se abbiamo preparato la via per riconoscerlo Re e Signore nell'umiltà del presepio, ora ci è chiesto di preparare ancora la via, del cuore e della mente, per riconoscerlo nell'umiliazione del battesimo al Giordano. E forse questo è ancora più difficile. Perché è difficile vedere il nostro Re, il nostro Salvatore, l'atteso di tutti i secoli, Dio da Dio... che si mette in fila con i peccatori per ricevere un battesimo di conversione per il perdono dei peccati (Mc 1,4). L'inizio della vita pubblica di Gesù è un inizio... in discesa! Da subito Gesù entra in quella via di kenosis che culminerà nell'evento della Pasqua, ma che già qui si mostra in tutto il suo spessore. Per tutto il tempo di Avvento l'abbiamo invocato come Salvatore potente, Dio forte, Signore degli eserciti. Lui è poi nato bambino, e già questo ci ha comportato un abbassamento di orizzonte rispetto alle attese. Ma si poteva ancora riporre la speranza nella prospettiva della crescita del bambino, che sarebbe diventato un uomo, un uomo appunto forte e potente. Oggi lo vediamo uomo, ma proprio uomo come noi: Emmanuele, Dio-con-noi, in quanto come noi bisognoso di un battesimo di penitenza. Certo, penitenza per i nostri peccati; ma lungo il fiume Giordano la gente che lo osserva non sa nulla di tutto questo, vede solo un peccatore in fila con gli altri. Così Gesù comincia ad indicarci la via del tempo ordinario, battendola lui per primo. Si comprende allora perché era necessario ancora il grido profetico: "Preparate la via Signore... Ogni valle sia innalzata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata"; perché era necessario ancora l'intervento forte del Battista. Ancora dobbiamo prepararci con impegno, perché ora non c'è soltanto da accogliere un bimbo, che tutto sommato riempie di tenerezza il cuore, si fa adorare e contemplare nell'atmosfera serena del presepio; ora c'è da seguire un uomo che imbocca con decisione la via dell'umiliazione, dell'abbassamento, che ci porta per una strada esigente. "Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco": l'orizzonte si colora di tinte forti, si apre una prospettiva di azione, di coinvolgimento nostro dietro le orme di un Dio che comincia a rivelarsi ben diverso da quello atteso... dagli Ebrei, ma tutto sommato da ognuno di noi. Insomma, ancora c'è da attendere "la manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo". E nell'attesa, cerchiamo di abbassare i monti dell'orgoglio e della sufficienza e di colmare le valli dello scoraggiamento e della sfiducia, imparando a "rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà". Ma per prima cosa riconosciamo il nostro bisogno di conversione, mettiamoci in fila anche noi al Giordano, lasciamoci lavare: senza timore di scendere con Gesù, perché è così che parteciperemo alla sua gloria (cf. Col 3,4; Rm 8,17; 2Tim 2,11). Per dirla con il Beato Egidio di Assisi, uno dei primi compagni di Francesco, e come Francesco testimone a parole e coi fatti della forza della minorità: "La via di andare in su è andare in giù...". Così, e solo così, il Padre riconoscerà in noi gli stessi lineamenti del Figlio suo, e pronuncerà anche su di noi quelle parole meravigliose e tanto attese dal cuore di ciascuno: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento". |