Omelia (07-03-2004) |
don Elio Dotto |
Trasfigurare i dubbi Ci sono giorni nella nostra vita in cui ci svegliamo al mattino e sentiamo di avere come un peso sul cuore. È difficile descrivere con le parole un simile sentimento, che per molti tratti rimane oscuro: eppure abbiamo sperimentato tutti quei risvegli difficili, quando la sola idea di iniziare una nuova giornata ci riempie di tristezza, o comunque non ci entusiasma... Anche Abram, nei suoi giorni, fu assalito da «un oscuro terrore», come leggiamo nella prima lettura di domenica (Gen 15,5-12.17-18). Egli aveva lasciato la sua casa, ed era partito per una terra ignota, fidandosi della promessa che aveva ricevuto dal suo Dio. E tuttavia in quei giorni Abram, dopo essere arrivato alla terra promessa, fu colto dal dubbio: «Signore mio Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Proprio questo dubbio tormentava anche il cuore di Pietro, Giacomo e Giovanni, quando salirono con Gesù sul monte, a pregare (Lc 9,28-36). In quel tempo essi «erano oppressi dal sonno; ed ebbero paura». Temevano infatti che la gioia di quella notte fosse troppo precaria e passeggera: sì, era bello per loro stare lassù; ma fino a quando avrebbero potuto fermare quell'emozione? Appunto una simile domanda pesa a volte sul nostro cuore, e rende difficili i nostri giorni. Perché non di rado ci ritroviamo ad inseguire una gioia che pare sempre essere altrove. È vero: abbiamo già sperimentato emozioni forti e momenti felici; e magari viviamo anche oggi nel benessere e nella serenità. Eppure il peso sul cuore rimane – e ogni tanto emerge – perché alla fine non riusciamo a cancellare del tutto quel dubbio radicale che fa ombra ai nostri giorni: quel dubbio che fa apparire ogni cosa precaria e passeggera, svelando la provvisorietà della nostra vita. In realtà non dobbiamo illuderci: tale dubbio non potrà mai essere cancellato. E tuttavia noi potremo cercare di trasfigurarlo: proprio come accadde in quel tempo, sul monte. Quella notte infatti Pietro, Giacomo e Giovanni avevano ormai capito che per Gesù non c'era scampo: sapevano che la sua morte era vicina – che presto egli «avrebbe portato a compimento la sua dipartita» – e che dunque la loro esperienza con lui stava per finire. Eppure, nonostante tutto, quella notte i tre discepoli «restarono svegli e videro la sua gloria». E anche noi dunque in questa Quaresima possiamo restare svegli e trasfigurare i nostri dubbi. Soltanto ci è chiesto di salire con Gesù sul monte, a pregare. È infatti attraverso la preghiera che la figura della nostra vita può apparire diversa – più promettente, più luminosa, più ricca di mistero – diversa comunque rispetto a quanto essa non appaia quando noi passiamo affrettati ed impazienti da una faccenda all'altra. Appunto così successe quella notte, sul monte: i tre discepoli trasfigurarono i loro dubbi perché si unirono alla preghiera di Gesù. Ma noi – in questa Quaresima, concretamente – abbiamo il coraggio e la volontà di fare altrettanto? |