Omelia (20-01-2013) |
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Commento su Giovanni 2,1-11 COMMENTO ALLE LETTURE a cura di Eduard Patrascu Ci sono tante cose che (non) si possono comprare. Per tutte le altre c'è... Gesù! Tra gli episodi della vita di Gesù, quello presentato dall'evangelista Giovanni nella pericope che abbiamo ascoltato oggi, a mio avviso, è il più sorprendente, direi quasi il più scandaloso. E mi spiego subito perché faccio tali affermazioni. Se proviamo ad andare oltre lo scoop che potrebbe provocare uno che, con uno scrocchio di dita o con un colpetto di bacchetta magica, trasformasse l'acqua in vino, dando così materia prima a tanti amanti di questo elisir, ebbene, al di là di questo dettaglio, il testo della Parola di Dio è stupendamente pieno di contenuti che rivela l'identità misteriosa, profonda, incredibile del Dio nel quale noi crediamo e il cui Figlio incarnato abbiamo deciso di seguire. É chiaro che la partecipazione di Maria, di Gesù e degli apostoli al matrimonio di Cana mette in risalto, prima di tutto, che questo meraviglioso momento della vita delle persone umane - qual è il matrimonio - non è solo accettato, tollerato da Dio come un remedium concupiscentiae (come lasciavano intendere alcuni nel passato e magari altri anche nel presente), ma è apprezzato, direi addirittura contemplato da Dio. Basti pensare che i profeti hanno annunciato con forza tante volte che Dio tende, desidera istaurare un intimo rapporto con il suo popolo, esattamente come il rapporto che si crea tra lo sposo e la sposa. Dirà poi san Paolo: "Grande è questo mistero!". Ma, al di là di questo apprezzamento contemplativo, bisogna notare due dettagli. Da una parte, c'è Maria che, attentissima, nota il fatto del vino che era finito; e ha notato sicuramente anche il fatto che la gente era alquanto "allegra", per dirla in maniera eufemistica. D'altronde, erano alla festa di un matrimonio, non erano mica alla Messa o ad un funerale. Quindi Maria nota e va da Gesù. Bellissimo questo dettaglio. La risposta di Gesù pare irrispettosa, per non dire addirittura offensiva; ma nemmeno lui si tira indietro dal suggerimento della madre. E non solo salva la faccia di quegli sposini, ma apporta alla festa quasi 600 litri di vino... e non un vino qualsiasi. Ora, se quelli erano già "allegri" prima, immaginiamo cosa sia successo in seguito! Un altro piccolo dettaglio che non è detto in maniera esplicita, ma si sottintende facilmente. Quei sei vasi erano stati posti là non per conservare il vino dentro di essi, bensì per il lavaggio delle mani: questa era la consuetudine presso gli ebrei: nessuno poteva mettersi a tavola senza lavarsi bene. Ora, Gesù ordina che si riempiano questi vasi e qui cambierà l'acqua in vino; non dice di riempire gli otri dove sicuramente avevano avuto il vino terminato. E insisto: immaginatevi quanto erano "sterilizzati" quei vasi dentro i quali Gesù compie il miracolo. Allora, tenendo conto di questi dettagli - vale a dire: Maria nota la mancanza di vino; va da Gesù e gli dice il quale, poi, fa riempire di acqua i vasi predisposti per la purificazione degli ebrei - bisogna chiedersi: cosa vuole dirci questa Parola di Dio oggi? Ecco, alcuni spunti per la riflessione: Non possiamo prescindere dell'immenso ruolo che Maria ha per la nostra fede. I Padri della Chiesa hanno lasciato intendere che senza Maria è molto difficile arrivare a Dio. Maria, siatene sicuri, nota ogni dettaglio, per quanto esso sia piccolo, della nostra vita e lo presenta a Gesù. Così come lo fa ogni mamma. Trasformando in vino l'acqua sporca di quei vasi - ed era sporca a causa della sporcizia delle mani degli uomini - Gesù vuol farci capire che Dio non si schifa della nostra sporcizia; anzi, Dio riesce a tirar fuori un "vino migliore" proprio da questa nostra acqua piena di sporcizia che noi creiamo con i nostri peccati. E ancora, Dio ci offre da bere in abbondanza di questo vino: non solo per saziarci, ma persino perche sia in abbondanza. Quindi, Dio ci dà non solo di gustare della sua gioia, ma addirittura di ubriacarci del vino della gioia che sgorga dal suo cuore. Il nostro Dio è il Dio della gioia, della spontaneità (non del spontaneismo), dell'entusiasmo, non un Dio dei calcoli, delle leggi, degli ordini, della tristezza. A Giovanni XXIII, che tutti conosciamo con il nome "Papa buono" o "Papa del sorriso", è stato chiesto una volta quale fosse il metodo più adatto perché un cristiano possa favorire la fede nelle persone che non credono in Dio; e il Papa a risposto: "Il metodo migliore è quello di apprezzare qualsiasi sorriso che si intravvede sul volto delle persone. E apprezzarlo non soltanto in maniera filantropica, ma vedendovi il sorriso del volto di Dio. Per cui, trasmettere agli uomini che Dio apprezza qualsiasi atteggiamento degno della vita e della dignità umana è già un provocare negli altri un cammino che porterà a Dio. Ebbene, sì, un sorriso, segno della gioia, può fare veramente tanto. Ci sono tante cose che (non) si possono comprare. Per tutte le altre c'è... Dio. |