Omelia (20-01-2013)
don Luca Orlando Russo
Non hanno vino

La liturgia della Parola di questa seconda domenica del tempo ordinario è un annuncio forte e senza mezzi termini: l'amore umano ha i suoi limiti, che ne decretano la fine, ma l'intervento di Dio permette all'amore umano di non essere la più fatale delle delusioni. Grazie al dono della nuova alleanza, fondata sull'amore gratuito, incondizionato, a fondo perduto e fino alla morte di Dio, rivelatosi nella morte e nella risurrezione di Cristo, l'uomo può continuare a sperare.
Lo sposalizio di Cana di Galilea, come qualsiasi altro matrimonio, è la festa dell'amore, ma ad un certo punto la festa finisce. Nella tradizione ebraica i festeggiamenti delle nozze duravano fino a quando non si esaurivano le vivande e le bevande che lo sposo aveva messo a disposizione. Talvolta si banchettava anche per più giorni. Nel brano evangelico di questa domenica Maria, la madre di Gesù, si accorge che il vino è finito il che significa che la festa non può più continuare. A Maria questo dispiace, la sua gioia è vederci celebrare nell'esultanza la festa dell'amore. Per questo non trova di meglio che rivolgersi al suo Figlio, sa di poter confidare nel suo aiuto, anche se, con molta probabilità, non sa come lo aiuterà.
La risposta di Gesù a noi può sembrare irriverente, ma si tratta di un semitismo piuttosto frequente nell'AT (Gdc 11,12; 2Sam 16,10; 19,23; 1Re 17,18) e nel NT (Mt 8,29; Mc 1,24; 5,7; Lc 4,34; 8,28). Lo si usa per respingere un intervento inopportuno o anche per manifestare a qualcuno che non si vuole avere con lui alcun rapporto. Qui Gesù obietta alla madre che non è ancora giunta la sua ora e l'uso della parola donna, conforme all'uso che se ne faceva a quei tempi, non implica alcuna sfumatura di irriverenza.
Tuttavia Gesù modifica il suo discernimento e se la sua «ora», quella della sua glorificazione, fissata dal Padre, non può essere anticipata, il miracolo che sta per compiere, con l'intervento di Maria, ne sarà ciò nonostante l'annunzio simbolico. Sì, perché il mutare l'acqua, destinata alla purificazione dei Giudei, in vino, segna il passaggio dalla vecchia alla nuova alleanza che sarà sigillata nell'«ora» della croce. Ma è soprattutto la presenza di Maria al primo miracolo di Gesù e, di nuovo, presso la croce (19,25-27) che ci fanno capire la manifesta intenzione dell'evangelista Giovanni di legare il matrimonio in Cana di Galilea alla scena della croce.
È sul Golgota che Gesù manifesterà pienamente la sua "gloria", ma a Cana «Gesù diede inizio ai suoi miracoli, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui» (v. 11). Se a Cana di Galilea Gesù ha fatto capire che solo grazie all'amore di Dio l'amore umano può essere riscattato dalla sua fallibilità, sarà sulla croce che l'amore di Dio sarà effuso in abbondanza su quanti accetteranno di avere a che fare con lui. L'appuntamento quindi è sotto la croce.
Buona domenica e buona settimana!