Omelia (20-01-2013)
don Roberto Rossi
Le nozze di Dio

"Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in Lui". A Cana si ebbe una nuova epifania di Gesù: egli si manifestò per quello che era in realtà. Non era semplicemente il falegname di Nazaret, ma il Figlio di Dio, il Messia, il Salvatore; e lo rivela coi miracoli che compie. Anche questa volta, a Cana di Galilea, il frutto della sua manifestazione è la fede: non si tratta di qualche bicchiere di vino in più, si tratta di fede, di una fede più grande. Anche noi ascoltando questa Parola, celebrando questa Eucarestia, contempliamo la bontà e la potenza di Gesù e intensifichiamo la nostra fede in Lui. Questa è la cosa più importante.
Poi troviamo in questo racconto vari altri elementi significativi. Possiamo contemplare l'amore di Gesù verso questa coppia di sposi, il che egli dà alla famiglia, realtà molto importante nel progetto di Dio, la presenza salvifica di Gesù in ogni famiglia che "lo invita" e si affida a Lui.
Gesù compie il primo miracolo per la serenità e la gioia di due sposi. Non l'ha compiuto per guarire i malati, per sfamare le folle, per risuscitare un morto... farà anche tutto questo, ma per primo incoraggia due giovani che iniziano la vita insieme e che incontrano subito delle difficoltà. Il vangelo ci fa capire che Gesù dà risalto all'importanza della famiglia, si rende presente con la sua benedizione e il suo aiuto; addirittura la sua presenza salva e santifica gli sposi con la grazia di un sacramento: il matrimonio.
Possiamo pensare come è importante accogliere Gesù anche nelle nostre famiglie, sentirlo presente, affidarsi a lui nelle difficoltà, trovare in Lui luce e forza per i propri impegni. E se ci si affida a Lui con fede, sappiamo che è disposto a darci tutto il suo aiuto per salvare le nostre famiglie, perché ci sia l'amore, la fedeltà, l'accoglienza e il servizio alla vita. Se c'è Gesù nelle nostre famiglie, c'è la ricchezza più grande, la vera ricchezza. Maria Ss. ha ottenuto il primo miracolo a Cana. Siamo certi che Maria Ss., lei che è stata ragazza, fidanzata, sposa, madre..., capisce le nostre difficoltà e ci vuole aiutare nell'incontro con Gesù, il Salvatore di tutto, il Salvatore anche delle famiglie.
Ci potremmo chiedere: cosa significa "Invitare Gesù, coi suoi discepoli" in casa nostra?
Cioè come viviamo la fede, la preghiera, l'amore al prossimo, la presenza di Gesù nella nostra vita? Come invitiamo gli amici, i vicini, per realizzare l'amore del prossimo, per realizzare la presenza di Gesù?
Giovanni ci presenta questo miracolo come il primo segno della vita pubblica di Gesù. Il primo è spesso il più importante, quello che dice anche ciò che verrà dopo.
Di tutto questo racconto il fatto più importante è che ci fu uno sposalizio, però che strano, Giovanni inizia a parlare di uno sposalizio e non nomina nemmeno la sposa, dello sposo si parla quasi indirettamente solo alla fine. Ma che sposalizio è!? Cominciamo un po' a sistemare i posti nel tavolo: LO SPOSO e LA SPOSA, cioè GESU' e MARIA, cioè DIO e l'UMANITA'.

La presenza di Gesù è il segno chiaro del matrimonio che Dio vuole compiere con l'umanità: assumendo la carne umana Gesù l'ha sposata, ha fatto "sua" la storia dell'uomo: "Prendo te come mia sposa, nella buona e nella cattiva sorte..." Gesù si è compromesso completamente con l'uomo fino a dare la sua stessa vita.
Ora, con questo segno dello sposalizio vuole rendere "pubbliche" le nozze che da sempre Dio ha desiderato celebrare con l'uomo. Tutta la Bibbia, infatti, non è altro che una grande dichiarazione d'amore di Dio come Sposo, all'umanità sposa.
Ci vengono così ricordate le "nozze" di Dio con l'umanità, la sua alleanza di amore, di fedeltà, di tenerezza, di misericordia, che hanno la loro pienezza in Gesù che è arrivato e si manifesta come Messia. Spesso nella Bibbia Dio sceglie l'immagine del matrimonio per parlare di se stesso, di ciò che sente verso l'umanità, di ciò che vuole dall'umanità. Dio si paragona a un padre, a una madre, a uno sposo, a un fidanzato. E' la storia della salvezza, ma è anche il modello a cui guardare per imparare a costruire la vita.
Non è guardando un matrimonio che noi comprendiamo i sentimenti di Dio verso l'umanità, ma è guardando Dio che noi impariamo a costruire le nostre famiglie. Dio, come ama, come rinnova la sua fedeltà, come perdona, come incoraggia, come vive la tenerezza del cuore verso ogni creatura? Guardando a Lui possiamo imparare l'amore vero nella famiglia, nella Chiesa, nella società.
C'è un altro aspetto che possiamo sottolineare: a Cana c'è la gioia. Cito quanto afferma uno scrittore: "Se tu bevi quel vino che Dio stesso ti offre, sei nella gioia. Non è detto che tale gioia sia sempre facile, libera dal dolore e dalle lacrime, ma è gioia. Ti può capitare di bere quel vino della volontà di Dio nelle contraddizioni e nelle amarezze della vita, ma senti la gioia. Dio è gioia anche se sei crocifisso. Dio è gioia sempre. Dio è gioia perché sa trasformare l'acqua della nostra povertà nel vino della risurrezione. E la gioia è la nostra riconoscente risposta. Sì, il discepolo di Gesù deve vivere nella gioia, deve diffondere la gioia, deve "ubriacarsi" di gioia. E questo sarà sempre il suo vero apostolato." (C. Carretto).
La gioia di Dio è la sua forza per la nostra vita, per le debolezze, le mancanze, le difficoltà che incontriamo.