Omelia (27-01-2013)
Paolo Curtaz
Cose serie

La quotidianità è piena di Dio, ribolle di gioia come durante una bella festa di matrimonio, riempie il cuore di gioia come quando ci si innamora. Se la nostra fede si è pietrificata, se la nostra vita è annacquata, lo Sposo ci dona il vino nuovo della sua presenza.
Con il segno numero uno, a Cana abbiano iniziato il tempo ordinario mentre i nostri media sono invasi da impetuosi fiumi di parole in vista delle elezioni, cerchiamo di lasciar illuminare le troppe parole con la Parola. Luca ci accompagna in questo compito entusiasmante che è vivere da discepoli in un mondo sempre più rabbioso e in una Chiesa sempre più in crisi.

Luca di Antiochia
Luca ci assomiglia: come noi proviene e vive in un ambiente lontano dalla spiritualità, come noi è sollecitato da mille stimoli, da novità religiose "alla moda", come noi non ha mai visto Gesù in vita sua, come noi (spero!) è rimasto profondamente coinvolto dalla predicazione di un ebreo di nome Paolo, giunto ad Antiochia per parlare di un tale Gesù morto e risorto, come noi si è convertito alla consapevolezza che Dio è tenerezza infinita.
Leggendo Luca ne rintracciamo l'evoluzione interiore, il percorso, il carattere, così come riusciamo a conoscere le persone quando iniziamo con esse un'intensa corrispondenza.
Luca è stato educato nella religione dei padri, zeppa di divinità capricciose e strane, umorali e biliose, che imitano, nel loro Pantheon, i difetti e i limiti degli uomini.
Divinità lontane, incomprensibili, scostanti, messe in ridicolo dall'annuncio di Paolo.
Dio è diverso, dice l'ebreo di Tarso, è un padre pieno di tenerezza, che cerca e ama ciascuno dei suoi figli. E Luca ne fa esperienza.
Spinto da Paolo, dopo alcuni anni di discepolato, Luca accetta di scrivere un resoconto ordinato delle cose accadute tra le prime comunità.
Storico puntiglioso e appassionato, Luca dedica molto tempo ad ascoltare i testimoni diretti e a redigere uno splendido vangelo, il vangelo della mansuetudine di Cristo, come sintetizza il grande Dante.

Serietà
Luca ci tiene a confermare la fede in cui è rimasto coinvolto: non sono pie favole quelle in cui ha creduto, né devote elucubrazioni.
Ha dedicato molto tempo a questa ricerca e ci tiene a precisarlo.
Fa bene a dirlo: neanche lui avrebbe immaginato che, a duemila anni di distanza, siamo ancora qui a giocare a fare gli intellettuali smaliziati, a guardare con sufficienza le pretese di storicità dei vangeli, a scrutare con arroganza il cristianesimo, a lasciarci turbare (!) dalle affascinanti teorie di un romanziere furbetto, a preferire un cristianesimo melenso ed emotivo che corre dietro alle apparizioni private alla ragionevolezza della fede.
Siamo convinti che la religione sia qualcosa di utile sì, male non ne fa', insegna il bene, ma che in fondo in fondo tutto si risolva in una innocua esortazione che non può certo passare al vaglio della storia o della scienza.
Il vangelo è e resta uno splendido esempio di libro religioso, Gesù è una figura ammirevole, ma tutto si confonde: morale, favola, dottrina...
Luca scuoterebbe la testa, invitandoci a prendere più sul serio la nostra fede, a dedicare del tempo alla nostra preparazione, a renderci conto che la fede va nutrita, informata, capita, indagata. Le quattro nozioni imparate di malavoglia al catechismo sono, spesso, l'unico approccio al cristianesimo che abbiamo conosciuto.
Siamo seri: il problema è la nostra pigrizia, il problema è la dimenticanza: non ci importa della nostra interiorità, non investiamo perché in fondo non ci crediamo. Smettiamola di giocare a fare gli atei, non nascondiamo la nostra mediocrità dietro una pretesa culturale poco seria e documentata, portiamo rispetto per coloro che, davvero, hanno cercato e studiato e indagato.
Come Luca.
Mondo impigrito, il nostro, che affida ad altri l'analisi per poi mandare a memoria un riassunto delle conclusioni masticate dai tuttologi di turno.
Vuoi veramente cercare la fede? Indaga. Cerchi davvero Dio? Informati. Vuoi davvero dare senso alla tua vita? Fidati. Sì perché - ci ricorda Luca - la fede nasce dalla testimonianza di chi ha visto e creduto.

Buone notizie
Gesù inizia il suo ministero nella sinagoga di Nazareth: leggendo la splendida profezia di Isaia che vede un popolo di schiavi tornare dall'esilio, il Messia proclama ufficialmente l'inizio del Regno.
Si siede, come fanno i rabbini, dopo aver chiuso il rotolo delle profezie. Sono ormai realizzate. È lui che le realizza. La Parola, ora è qui.
Non sarà ascoltato, lo sappiamo, allora e oggi.
Ma a coloro che hanno in coraggio di fidarsi di Luca e degli altri, coloro che - sul serio - cercano risposte, le indicazioni di Gesù sono davvero una splendida buona notizia.
Nonostante tutto.

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