Omelia (24-01-2013)
Riccardo Ripoli
Lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone

Il Signore ci parla in mille modi e spesso, se ascoltiamo, possiamo sentire la Sua voce. Oggi è uno di questi giorni.
Andiamo con ordine. Ieri sera, nel quotidiano dialogo con i ragazzi, toccava a Rebeka commentare la frase che avevo scelto per loro "Lo osservavano per poi accusarlo" e Reby ha esordito dicendo che le persone giudicano dall'apparenza. Ha proseguito poi raccontandoci quanto le era accaduto nella giornata sul pulman che ogni mattina la porta a scuola da Livorno ad un paese limitrofo. Era a sedere e accanto a lei c'era un posto libero e non era il solo, infatti in tutto il veicolo c'erano diversi posti liberi accanto ad altrettante persone a sedere. Ad una fermata sale un ragazzo di colore e fa per sedersi nei vari posti che trova, ma ogni volta la persona vicina gli dice che il posto è occupato, ed il ragazzo, forse ormai abituato e rassegnato, va avanti tentando inutilmente di sedersi in uno dei seggiolini liberi. Rebeka si accorge della cosa e quando il ragazzo è arrivato ormai a metà lo chiama e gli dice che il posto accanto al suo è libero, di venirsi a sedere vicino a lei. Borbottio generale, ma nessuno dice nulla.
Quando il ragazzo scende le persone, adulti e ragazzi, la apostrofano sgridandola perché aveva permesso a "uno come lui" di sedersi "quelli come lui devono stare in piedi", le dicevano. Rebeka ha risposto loro, con il cuore sensibile che ha, cercando di far capire che era un ragazzo come tutti, una persona da rispettare la cui unica differenza da loro era il colore della pelle. Hanno discusso per un po', fin tanto che queste persone hanno rinunciato a parlare dicendo "cosa vuoi capire tu".
Rebeka oggi è convinta più che mai che rifarebbe la stessa cosa e certamente farà ancora sedere quel ragazzo e tutti gli altri "come lui" perché è con l'amore che si insegna ad amare, è dando l'esempio che si fa capire alle persone come comportarsi. Immagino che non tutti i passeggeri del pulman fossero razzisti, almeno lo voglio sperare, ma sicuramente qualcuno non ha avuto il coraggio di far sedere il ragazzo per paura delle critiche altrui. Rebeka ha aperto una breccia in quel muro di omertà e speriamo che pian piano qualcun'altra inviti Moustafa', Said o Abrham a sedersi vicino a lui, isolando di fatto un razzismo che tutti criticano apertamente, ma che in molti approvano all'atto pratico.
E nel Vangelo di oggi il Signore ha risposto a Rebeka quando dice "Lo seguì molta folla da..." da tutto il mondo. Gesù non faceva distinzioni di razze, culture, religioni, ma aiutava chi si avvicinava a Lui, lo amava, lo curava, lo guariva e se questo scatenava le ire di qualche ben pensante, pazienza. E' stato crocifisso e chi fa del bene seguirà la stessa sorte, sarà crocifisso ogni giorno, sarà lasciato solo perché la gente avrà paura di schierarsi, ma quella è la strada segnata da Dio, quello è l'esempio che ognuno di noi deve dare, anche a costo di essere scherniti, messi da parte, uccisi nei nostri sentimenti. Il Signore saprà asciugare le nostre lacrime.
Permettetemi un'ultima considerazione. Se a Livorno, città molto aperta, dove i nostri avi di quattrocento anni fa erano pirati, masnadieri, assassini e prostitute c'è ancora così tanto razzismo, non voglio nemmeno pensare a cosa accada in città del nord come Udine, Verona, Trieste, Torino. Se parliamo di razzismo tutti sono pronti a definirsi contrari alla xenofobia, ma poi quando si trovano vicino "uno di quelli" lo allontanano come fosse peggio di uno scarafaggio.