Omelia (27-01-2013) |
don Roberto Seregni |
Compimento Nella narrazione del Vangelo di Luca, per quattro volte Gesù entra in una sinagoga e ogni volta si trova a dover affrontare situazione di conflitto. Quello che la liturgia di propone oggi - cucendolo subito dopo il solenne prologo - è il primo dei quattro ingressi, che si chiude addirittura con la decisione di uccidere Gesù. Proprio nella sinagoga, luogo del culto e della preghiera, viene pronunciata la prima sentenza di morte sul Figlio di Dio. Vorrei attirare la vostra attenzione su due infrazioni liturgiche commesse da Gesù. La prima. Gesù si alza per leggere la scrittura, ma al posto del brano previsto dalla liturgia sinagogale, trova - e il verbo greco utilizzato dice il trovare dopo una ricerca - il brano di Isaia 61, l'investitura del Messia. Due sono i temi presenti in questo testo letto da Gesù: l'annuncio della liberazione e la predicazione dell'anno di grazia, il grande giubileo previsto dal libro del Levitico. La seconda. Dopo l'anarchica scelta di un brano alternativo rispetto a quello previsto dal protocollo liturgico, il Rabbì di Nazareth si permette pure di mutilare il testo e di tralasciare il versetto che annuncia il giorno di vendetta di Dio (Is 61,2b). C'è una apertura nuova, c'è una visione di Dio che Gesù inizia ad annunciare fin da questo suo discorso programmatico. Il Rabbì legge il brano e poi si siede come un maestro pronto ad insegnare. Tutti gli occhi sono su di Lui. Aspettano un commento a quella Parola scelta e ritagliata dal rotolo di Isaia. Ma Gesù non spiega il brano e non fa applicazioni morali, annuncia invece un compimento. Lui è il messia atteso, è la buona notizia, è la mano che scioglie le catene, è la luce che libera dal buio, è la verità che dona vera libertà. Lui è il compimento di ogni promessa. Anche le nostre catene saranno spezzate, anche il buio che ci fa brancolare nella fatica sarà squarciato dalla luce, la Sua. In Lui tutte le nostre incompiutezze trovano compimento. Buona settimana dR |