Omelia (18-04-2004) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Fortunatamente "Storico" è un avvenimento del quale vi sono attestazioni atte ad appurare che sia effettivamente avvenuto; cioè un evento che oggi si può descrivere retrospettivamente in tutte le tappe in cui si è svolto in virtù di testimonianze e di prove certe. Così sono ad esempio l'evento di Leonida alle Termopili o la seconda guerra mondiale. Non si può affermare tuttavia che la Resurrezione di Gesù sia un fatto storico, appunto perché nessuno potrà mai spiegare nei dettagli e nei vari procedimenti COME essa sia avvenuta, come cioè Gesù si sia alzato dal sepolcro, come si sia liberato dalle bende e dal sudario e finalmente come Gesù abbia rovesciato il masso d'apertura. Certamente, noi abbiamo la certezza della resurrezione a partire dalla prova del sudario ben ordinato che hanno visto gli apostoli Pietro e Giovanni subito accorsi, dalla costanza dei martiri che non avrebbero avuto motivo di farsi uccidere per un falso evento, dalle varie apparizioni e ben altro ancora, tuttavia ciò non esaudisce le domande dei COME di cui sopra. La resurrezione si accetta allora non come dato storico, ma come un fatto di FEDE. Occorre soltanto crederci e sottometterci a un tale mistero, anche se molte volte questo è difficile.... Si tratta di un mistero che effettivamente trascende la ragione, il quale da parte non cristiana è stato ritenuto perfino assurdo e pazzesco. Ma come il giorno di Venerdi Santo avevamo riflettuto, appunto in ciò che umanamente è ritenuto inconcepibile Dio ha manifestato la sua gloria, scegliendo "ciò che è stolto per confondere i sapienti", manifestando fra l'altro di prediligere la sapienza divina alla fallace "scienza" umana ed è in tal senso si mostra DAVVERO un Dio capace di raggiungere l'uomo. Quindi non rimane che credere nella resurrezione e quando ci si affida senza discussioni al Mistero si trova in esso la consolazione, l'esaltazione dello spirito e il coraggio dell'annuncio. Nella fede si ha infatti la certezza che questo Signore risorto è sempre con noi e lo è in quanto vittorioso sulla morte e sul sepolcro; con la sua presenza, nello Spirito Santo guida la nostra vita e determina tutta la nostra storia, così come ci viene insegnato nella prima Lettura tratta dagli Attti degli Apostoli: Pietro e i suoi compagni solo in forza del loro Signore hanno la capacità di operare guarigioni e di lanciarsi nell'opera missionaria di evangelizzazione. Del resto, come si evince nel Vangelo (che è stato scritto dopo il libro degli Atti e le altre Lettere), era stato lo stesso Gesù a conferire loro il potere di rimettere i peccati e rendere discepole tutte le genti, pertanto è dal Suo potere che proviene adesso ogni opera. Se Gesù è risorto e noi lo abbiamo accolto con fede, Questi non mancherà di soddisfare le nostre attese e soprattutto di manifestare la sua presenza nell'ora della prova e tutte le volte che si tratti di eseguire un'opera di eroismo nel suo nome. Perché è proprio Lui che ci incute coraggio e costanza e anche quando ci si dovesse sentire soli e derelitti, la sua ineffabile presenza la si può rivedere nella preghiera e nei sacramenti: se io credo che Lui è risorto e che mi accompagna sono sicuro che, pregandolo, mi ascolterà e ricevendoLo nell'Eucarestia mi darà sollievo e vigore e pertanto l'orazione e l'attività meditativa non sono mai tempo perso. Che dire invece di Tommaso? E' vittima di quella mentalità empiristica per la quale è vero solo ciò che si sperimenta al tatto e rappresenta la debolezza che caratterizza anche noi quando ci si ostina a non voler credere senza convinzioni e si vuole costringere Dio alle nostre esigenze, chiedendoGli che si autoaffermi con l'evidenza dei suoi prodigi. Fortunatamente però Gesù mostra molta pazienza. Lungi dal riprovarlo per il suo dubbio, ingiustificato dal momento che Lui aveva sempre parlato di sé in precedenza e quindi aveva ben preannunciato la sua resurrezione, lo asseconda nella sua assurda pretestuosità: "Toccami le mai e il costato e non essere più incredulo, ma credente" E senza ce il brano affermi che lui abbia davvero toccato nulla, l'apostolo esclama: "Signor mio, Dio mio"! Dicevamo prima: fortunatamente Gesù ha molta pazienza. Si, perché nel suo amore e nella sua disposizione di grazia egli è disposto perfino a colmare le lacune della nostra fede, anche con in necessari atti prodigiosi.... Fortunatamente. Ed è anche un beneficio essere rivestiti della potenza scaturente della sua Resurrezione che ci colloca sulla scia della Chiesa nascente di cui alla Prima Lettura; vale a dire che alla luce della nostra adesione al Risorto, parimenti ai primi cristiani anche noi ci avvaliamo del ciritto-dovere di evangelizzare, non prima però di aver reso evangelizzata la nostra comunità, nella reciprocità dell'amore e nella sintonia della comunione fraterna. |