Omelia (27-01-2013)
Ileana Mortari - rito romano
Oggi si è compiuta questa Scrittura

Il Vangelo odierno è costituito da due parti chiaramente distinte: il prologo e l'inizio del ministero pubblico di Gesù.

Il prologo (1,1-4) è un tratto originale di Luca, l'unico tra gli evangelisti a nominare un destinatario preciso e a premettere ragguagli sulla formazione e finalità del suo testo. Chi è il destinatario? un pagano convertito? il mecenate che ha finanziato l'edizione del Vangelo? Non ci è dato saperlo, ma poco importa.

Conta di più soffermarsi sul duplice significato di questo nome greco ("amato da Dio" e "amico di Dio"), visto che forse Luca non vuole rivolgersi ad una persona in particolare, ma ad ogni uomo, che - come ci dice la Scrittura - è "amato" da Dio e chiamato a diventare "l'amico" di Dio, come Abramo e Mosè ai quali Dio parlava "faccia a faccia".

Ma allora ciascuno di noi è il "teofilo" cui l'evangelista dedica il suo lavoro! Quest'ultimo è descritto nei primi tre versetti del Vangelo, importantissimi perché gettano un fascio di luce su quella che è stata la "preistoria" di tutti e quattro i Vangeli.

Già erano presenti raccolte di "fatti" e "detti" del Signore, e le redazioni complete della storia di Gesù di Marco (65 d.Cr.) e Matteo (80 d.Cr.); ma Luca avverte il bisogno di esaminare, confrontare, vagliare accuratamente tutto questo materiale, arricchendolo, quando possibile, con le notizie e le testimonianze di chi aveva conosciuto direttamente Gesù, e con i ricordi conservati nella cerchia di parenti e discepoli del Signore; così a un certo punto egli è in grado di "scriverne un resoconto ordinato", perché Teofilo possa rendersi conto della "solidità" degli insegnamenti ricevuti.

Dunque il destinatario non è un neofita, è già stato catechizzato; ma, in una situazione che è sempre più lontana dal momento aurorale delle comunità cristiane (siamo ormai attorno all'80 - 85 d. Cr.), ha bisogno di rafforzare le sue convinzioni, di avere una guida sicura nella molteplicità delle tradizioni, e solidi punti di riferimento, per non rischiare di vivere una fede debole e annacquata, o anche di lasciarsi "incantare" e fuorviare da dottrine magari affascinanti, ma erronee.

L'attualità della situazione descritta è di immediata evidenza: quanti rischi corrono i "teofili" odierni di lasciarsi suggestionare da pretesi "messia" e presunte nuove rivelazioni in

questo inizio del terzo millennio? E' una ragione in più per fare nostro l'invito che chiaramente emerge dalle prime parole del Vangelo di Luca: verificare la "solidità" degli insegnamenti che abbiamo ricevuto; interrogarci sullo spazio che, nel nostro quotidiano, diamo all'ascolto della Parola, perché davvero essa dia "luce agli occhi" (cfr. il Salmo responsoriale, tratto dal Salmo 18).

La 2° parte del brano evangelico ci mostra, con evidente parallelismo, pur nella distanza cronologica di ben cinque secoli, lo stesso momento della liturgia sinagogale del sabato, (uno dei pilastri della religiosità ebraica) di cui parla la prima lettura; anzi, a ben vedere, siamo di fronte a due celebrazioni "d'eccezione".

La prima, avvenuta dopo il rientro a Gerusalemme degli esuli di Babilonia a seguito dell'editto di Ciro (538 a.Cr.), sancisce la riorganizzazione della comunità giudaica attorno alla Legge: la Parola di Dio, solennemente proclamata e spiegata dai Leviti, suscita la conversione del popolo. Questa pagina di Neemia, che ci mostra l'origine del culto sinagogale, è considerata (assieme al cap.9°) la Magna Charta del Giudaismo.

La seconda celebrazione avviene nella sinagoga di Nazareth, dove Gesù si recava di sabato secondo il suo solito. Anch'egli, come poteva fare ogni ebreo adulto, legge un brano del profeta Isaia; ma, anziché spiegarlo con applicazioni morali, come tutti si aspettavano, esce con un'affermazione stupefacente: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato"(v.21). E' l'inizio di un tempo nuovo: quello in cui Dio, nella persona di Gesù Cristo, porta a compimento tutte le promesse dell'Antico Testamento. Ora è veramente possibile la liberazione degli oppressi, ora è annunciato ai poveri un lieto messaggio, ora è iniziato il definitivo "anno di grazia": ognuno può rendersi conto di quanto è "amato da Dio" ( "teofilo!"), perché Gesù manifesta e porta la misericordia del Padre a tutti gli uomini.

Nel Vangelo di Luca questo discorso "programmatico" di Gesù ha la stessa funzione del Discorso della Montagna in Matteo: è la nuova Magna Charta del Cristianesimo, affidata anche a ciascuno di noi, chiamati ad ascoltare la Parola del Signore, a diventare suoi amici e a testimoniare l'amore misericordioso di Dio verso ogni uomo.