Omelia (27-01-2013) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Neemia 8,3 Tutto il popolo tendeva l'orecchio al libro della Legge Ne 8,3 Come vivere questa Parola? Raramente la liturgia ci propone la lettura del libro di Neemia o di Esdra - lo scriba protagonista della prima lettura di questa domenica. Discendente della famiglia sacerdotale, esiliato in Babilonia, Esdra vi si era dedicato con tutto il cuore a studiare la Legge del Signore e a praticarla e a insegnare in Israele le leggi e le norme (cf Esdra 7,10). Il re persiano Artaserse lo incarica a svolgere questo compito anche in Palestina, tra coloro che vi sono tornati dopo gli anni duri dell'esilio e stanno per ricominciare il loro cammino di fede e di fiducia nel Signore, colui che secoli prima aveva affidato a Mosè la Legge la quale però le loro orecchie non erano più capaci di intendere. Prima di procedere ai sacrifici, il popolo radunato nei pressi delle mura e del tempio non ancora del tutto ricostruiti s'impegna dunque a ricostruire l'orecchio perché sia capace di intendere, di nuovo, la Parola del Signore. Uomini e donne, tutto il popolo, come un sol uomo, tendeva l'orecchio al libro della Legge (Ne 8,3). Esdra inizia con la benedizione, il popolo unisce il suo "Amen" inginocchiandosi e prostrandosi dinanzi al Signore (8,6); poi si prosegue con la lettura della Legge di Dio, a brani distinti e spiegandone il senso, in modo che tutti possano comprenderla. È solo un inizio, la "scuola" continuerà il giorno dopo; ma da questo ascolto attento, dalle orecchie finalmente riaperte all'intendere la volontà del Signore, scaturirà la gioia, il desiderio di rinnovare l'alleanza e di mettere in pratica ogni comandamento della Legge, a cominciare dalla lode del Signore, Dio uno ed unico. Non è facile però tendere l'orecchio alle parole del Signore... E non è scontato che possano essere comprese. Quando il figlio del carpentiere Giuseppe di Nazareth si alzò in sinagoga a leggere e spiegare un brano dal rotolo di Isaia, tutti erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca (cf Lc 4,16-22): le loro orecchie hanno bene hanno inteso il significato della missione dell'inviato del Signore su cui si posò lo Spirito, lo consacrò con l'unzione e lo mandò a portare ai poveri l'euangellion il lieto annuncio. Ora bisogna solo accogliere Gesù che di quelle parole profetiche dice che sono compiute, in lui. In altre parole: a Lui bisogna tendere l'orecchio. È Lui la fonte di gioia vera, l'Inviato che libera i prigionieri, gli oppressi, i ciechi... gli incapaci di intendere... Sostienimi, Signore, nel tendere sempre le orecchie alla tua Legge, spiegamela e infondila nel mio cuore, sollecitami a metterla in pratica, a proclamarla, a trasformarla in lode perenne della tua presenza in mezzo a noi. La voce del apostolo dei malati di lebbra «La missione è annuncio e testimonianza, giustizia e solidarietà, pace e rispetto del creato, dialogo tra le religioni, ascolto e incontro con l'altro: è Cristo Gesù». Raoul Follereau (60a Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra) |